Per il vescovo, la bellezza della scuola consiste nel ricevere e donare il cuore della fede nello stesso modo con cui Ippolito faceva.
di Dario Nottola
Il Simposio “Sant’Ippolito: in cristo ha sperato”, nella parrocchia Santa Paola Frassinetti a Fiumicino, ha inaugurato l’anno accademico della Scuola di Formazione teologico-pastorale “Sant’Ippolito” della Diocesi di Porto e Santa Rufina. Ha anche dato il via al triduo in vista della festa oggi del martire Ippolito, primo vescovo di Porto e patrono della diocesi di Porto-Santa Rufina e della città di Fiumicino che, dopo la veglia di preghiera ieri sera all’Episcopio di Porto, vivrà nel pomeriggio il clou con la processione e Messa nei pressi della Basilica di Sant’Ippolito.
“La speranza è la certezza che il Signore è fedele ad ogni parola da lui detta. Lui stesso ogni parola l’ha sigillata con l’effusione del sangue del Figlio suo Crocifisso. La sua resurrezione dai morti è garanzia inconfutabile del compimento di ogni sua parola”, queste le parole con cui don Giuseppe Carrabetta ha introdotto l’appuntamento.
Il coro della parrocchia guidata da don Cristoforo Dudala e quello della Parrocchia San Luigi Gonzaga di Focene, hanno introdotto il dialogo, moderato da Letizia Mengoni, docente di religione. Egildo Spada, storico del territorio ed economo diocesano, ha delineato le origini storiche della Chiesa portuense illustrando le evidenze archeologiche sulla figura del santo. È stato invece don Roberto Leoni a tratteggiare la vita della prima comunità cristiana nata attorno ai porti imperiali di Claudio e Traiano. “Accoglienza” ha detto il sacerdote, che è cancelliere vescovile e direttore della scuola Tisserant di Ladispoli, è la parola propria dell’identità diocesana fondata sul desiderio di annunciare la Resurrezione a tutti.
Per il sindaco Mario Baccini la scuola esprime una risorsa culturale per dotare le persone di contenuti utili a dare ragione della fede: “Un’importante occasione per riflettere sulla figura di Sant’Ippolito e sul significato della speranza. La formazione spirituale e culturale è fondamentale per poter sviluppare una collettività sana e basata sui principi cristiani. È importante continuare a lavorare insieme per rafforzare i legami tra fede e vita quotidiana”.
Il vescovo Gianrico Ruzza ha concluso la discussione leggendo la “diaconia” del suo primo predecessore: “ogni pastore è servo della gente che gli è affidata. Per il vescovo, la bellezza della scuola consiste nel ricevere e donare il cuore della fede nello stesso modo con cui Ippolito faceva: saper comunicare il Vangelo alla gente del proprio tempo”. In conclusione c’è stata la consegna dei diplomi per gli studenti che hanno concluso il ciclo triennale.