Impegnati in questo tipo di pesca gli equipaggi di “Azzurra” e “Massimo padre” ormeggiati abitualmente nel porto-canale
di Umberto Serenelli
In questo periodo dell’anno il pesce spada migra in direzione nord del mar Tirreno e i pescatori dell’isola di Ponza lo inseguono e quindi lo catturano per gioia dei palati fini. Per questo tipo di pesca i “palangari” hanno scelto il porto-canale di Fiumicino per l’ormeggio e le operazioni di scarico del pelagico che viene poi distribuito sul mercato locale, romano e soprattutto napoletano.
Impegnati in questo tipo di pesca gli equipaggi di “Azzurra” e “Massimo padre” i quali stanno raggiungendo il tratto di mare antistante alla fine del Lazio a caccia del costoso e gustoso pesce.
“Questo tipo di pesca è una peculiarità degli esperti ponzesi che conoscono i movimenti migratori dello spada – precisa Gennaro Del Prete, presidente della coop Pesca romana –. A Fiumicino non viene esercitata perché la nostra flotta è abilitata allo strascico. La presenza dei ‘palangari’ è una cosa positiva per il mercato locale in particolare per la ristorazione che avrà la possibilità di proporre ai clienti romani menù con lo squisito pesce”.
Le imbarcazioni ponzesi di circa 15 metri operano intorno alle 10-15 miglia dalla costa e su un fondale di circa 800 metri. “Una volta individuato il tratto di mare dove iniziare l’attività – afferma Antonio Romano, comandante del natante ‘Azzurra’ – gettiamo in acqua circa 40 chilometri di filo di nailon rinforzato a cui collegati dei ‘filaccioni’, posti a circa 35 metri l’uno dall’altro, e sulla parte terminale un grosso amo di circa 10 centimetri con tanto di esca rappresentata da uno sgombro oppure da un totano di cui lo spada è ghiotto”.
Le due estremità del lungo filo vengono poi segnalate con due “pedagni” galleggianti per impedire che i pescherecci possano trapparlo o rimuovere gli oltre 2.000 ami durante le battute a strascico. Quanto “mollato” sul fondale marino viene poi salpato nella speranza che molti esemplari di spada abbiano abboccato e siano rimasti attaccati a grossi e robusti ami. L’operazione viene ripetuta più volte durante i due giorni in cui le “spadare” restano in mare. Le due imbarcazioni attrezzate a questo tipo di pescato rientrano in porto con una media di 20/25 esemplari e durante il trasferimento via mare vengono sistemati nelle celle-frigo sotto coperta dei natanti. Al termine della stagione stimata la cattura di oltre 10 tonnellate di prodotto.
Stando all’esperienza dei lupi di mare, provenienti da Ponza, per la fine di settembre la cattura si sposterà ancora più a nord del Tirreno e non andrà oltre l’isola di Montecristo vicino all’arcipelago toscano. In questi giorni i ristoratori approfittano di questo tipo di pescato per deliziare il palato dei buongustai, soprattutto romani, per proporre particolari piatti con lo spada.