Un’idea nata dal prof. Vincenzo Ceci, realizzata con la partecipazione di quattordici autori, tutti residenti ed attivi nel litorale
di Fernanda De Nitto
La scorsa settimana, presso l’aula consiliare del Comune di Fiumicino, si è tenuta la presentazione del libro “Ostia: una porta su Roma, uno sbocco verso il mondo”, edito dalla casa editrice Horti di Giano.
Il volume consta della partecipazione di quattordici autori che hanno apportato un prezioso contributo, ognuno nel suo settore e per le sue competenze, di cultura e conoscenza di varie discipline socio-culturali e storico-archeologiche, tutti residenti ed attivi nel litorale.
Il libro è nato da un’idea del prof. Vincenzo Ceci, storico del pensiero filosofico e teologico, sia patristico che medievale, già autore di numerosi saggi pubblicati su riviste di settore nonché di una monografia sul pensiero filosofico di Agostino d’Ippona.
Prof. Ceci da dove nasce l’idea di un volume, scritto a più mani, dedicato ad Ostia e alla sue molteplicità peculiarità?
“La scaturigine del volume è la mia passione per il territorio in cui sono nato e cresciuto; poi l’apprezzamento del suo prezioso e multiforme patrimonio culturale e ambientale; poi la constatazione di quanto maggiormente potrebbe venire valorizzato, e quindi il desiderio di offrire un mio personale contributo alla di esso valorizzazione. E il ‘mio’ contributo, in corso d’opera, è divenuto il ‘nostro’ contributo; infatti ho coinvolto uno specialista per ogni settore del suddetto patrimonio perché ne parlasse con piena e affidabile preparazione, senza tuttavia nuocere alla piacevolezza e scorrevolezza della lettura, secondo un’ottica inclusiva e divulgativa. Se urge una rinnovata educazione sentimentale, è opportuno che il patrimonio raggiunga tutti, poiché il bello ingentilisce l’animo”.
Approfondendo le tematiche del libro, cosa raccontano i quattordici autori, compreso lei, nella collettanea?
“Dopo un sonetto dedicato, i tredici saggi illustrano il patrimonio del nostro territorio nelle sue diverse prospettive: archeologica, storica, letteraria, artistica, religiosa, cinematografica, paesaggistica e ambientale, senza tralasciare l’attualità con i suoi fermenti culturali e sociali. Il mio contributo verte sull’Octavius, un’apologia del cristianesimo redatta in lingua latina verso l’inizio del III secolo. L’autore, Minucio Felice, le dà una forma narrativa e ambienta l’azione presso il mare di ostiense. Ho creduto che per gli abitanti di Ostia e dintorni fosse interessante scoprire questa menzione del loro territorio in una delle pagine patristiche più belle dal punto di vista letterario”.
Tra gli autori dell’antologia vi è anche Paolo Calicchio, vice presidente del consiglio comunale di Fiumicino, da sempre appassionato esperto di storia, numismatica e archeologia.
Nell’approfondire le peculiarità della località costiera romana quale è stato nello specifico il suo contributo all’opera?
“Nel volume mi sono occupato con vero piacere degli aspetti storici e archeologici di Ostia e del suo litorale. Ho voluto iniziare la mia ricerca dall’età arcaica e dalle saline che probabilmente erano presenti già dall’età del bronzo, per poi passare al periodo repubblicano e a quello imperiale, descrivendo anche gli aspetti urbanistici e politici del tempo. Ho, altresì, descritto la tarda antichità e il medioevo, fino ad arrivare ai giorni nostri e alle prime ricerche scientifico archeologiche compiute nell’attuale area del parco archeologico di Ostia Antica”.
Entrando maggiormente nello specifico del suo intervento, chi viveva ad Ostia, durante gli anni d’oro e quanto era importante e vitale il legame con Fiumicino?
“Tra il II e l’inizio del III secolo, Ostia era una città densamente popolata, con una grande varietà di edifici dedicati alla portualità, con magazzini, cantieri navali, fabbriche di materiali afferenti alla nautica ma anche numerosi edifici termali, luoghi di culto ed esoterici. Dall’altra sponda del Tevere, l’odierna Fiumicino, dopo la costruzione del Porto esagonale di Traiano, la creazione del quartiere portuale fu seguita da un boom edilizio e da una grande prosperità. Infatti, a seguito di tale importante opera edilizia, progettata dall’architetto dell’Imperatore, Apollodoro di Damasco, anche la stessa Ostia fu oggetto di ricostruzione, sotto la supervisione di Adriano e dei personaggi femminili della famiglia di Traiano, in particolare la moglie Sabina e la cugina Matidia, alla quale sono state dedicate, ad esempio, le terme e il ponte che oltrepassava il canale ed era funzionale al traffico della Via Flavia Severiana”.