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Prosegue il ciclo di eventi della Fondazione Catalano per presentare le eccellenze del biologico a Fiumicino

Il secondo appuntamento al Parco Avventura di Fregene con l’apicoltore Marco Papi


di Elisa Josefina Fattori
 
La Fondazione Catalano, in occasione di un ciclo di eventi per presentare le eccellenze del biologico a Fiumicino, ha organizzato un incontro al Parco Avventura di Fregene con l’apicoltore Marco Papi promotore di Home Ligustica, programma per la tutela e conservazione dell’ape ligustica. Marco Papi opera per conto della società SOGEA del dott. Bruni in collaborazione con l’Ater, l’azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica della Provincia di Roma: recupera api da ambiti di conflitto, quali appartamenti o unità abitative in cui la convivenza “uomo-ape” può divenire problematica, e le sposta nel Parco Avventura di Fregene dove le api – ultimamente sottoposte ad aggressioni sanitarie ed ambientali, tra cui l’ibridazione – sono protette. Per Marco Papi portare “le famiglie” che vivono allo stato libero in quest’ambiente non significa soltanto recuperarle, ma studiarle per vedere come si muovono in un percorso che coniuga l’attività produttiva e la tutela, come gli è stato tramandato dal padre.
 
Con che specie si sta ibridando l’ape ligustica?
“Se dividiamo l’Italia in macro aree, troviamo l’ape carnica al nord, la ligustica al centro e la sicula (o ape nera) al sud. A causa delle difficoltà ambientali, anziché cercare di recuperare l’ambiente stesso, qualcuno ha voluto creare un ibrido con altre sottospecie di api che potrebbero resistere ai cambiamenti climatici. Creare un incrocio che resiste ai mutamenti ambientali vuol dire generare una specie artificiale che non si riuscirà in alcun modo a controllare. Home Ligustica aderisce al percorso che Arsial Roma – l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio – sta portando avanti con l’Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana per la tutela e conservazione dell’ape ligustica. Noi apicoltori siamo al servizio delle istituzioni per fornire il materiale che studieranno, per individuare le diverse fasce climatiche e recuperare il percorso genico dell’ape ligustica nel nostro territorio.”
 
Qual è la particolarità di miele che si trovava – e si trova ancora – qui a Fiumicino?
“Un miele straordinario e caratteristico del litorale era il miele di eucalipto, ormai raro sia a causa del livellamento stagionale sia per la devastazione del parassita psilla, un insettino di un millimetro e mezzo che distrugge piante alte venti metri semplicemente perché si attacca alla lamina fogliare creando uno scudo ceroso, con il quale si protegge e che non è aggredibile chimicamente. La psilla riesce a forare la lamina, succhia la linfa dell’albero distruggendo un percorso tipico del nostro territorio: il miele di eucalipto si trova ancora ma non nelle proporzioni con cui eravamo abituati a conoscerlo. Nel 1970 – prima dell’avvento della psilla – sembrava che gli eucalipti in fioritura offrissero alle api un ricostituente, qualunque fosse lo stato dell’arnia. Ricordo un episodio in cui un telaio è collassato per tutto il miele raccolto distribuendo il miele a terra, situazione che determina saccheggi e lotte tra api; e invece c’era talmente tanto nettare ed una fioritura così impressionante che tutto quel miele a terra non era stato toccato da neanche un’ape. Questo succedeva nel 1980. Purtroppo a causa delle difficoltà legate al cambiamento climatico le stagioni si stanno uniformando: in soli quarant’anni si è verificato un mutamento così veloce e traumatico che chi come me sta in campagna, a contatto con questo genere di animali ed osserva tutti i giorni quello che succede, si chiede come si possa recuperare la situazione. Tali iniziative nascono proprio sotto questo segno.”
 
Quali sono le azioni concrete da attuare nell’immediato per salvare il benessere delle api?
“Molte, e non dovrebbero essere né traumatiche né dettate da conflitti. Chi lavora in agricoltura necessariamente utilizza fitofarmaci con impatto ambientale, ma la Regione Lazio può realizzare sistemi di controllo per il ruscellamento dei fitofarmaci, o inquinamento puntiforme. Questa attività si potrebbe svolgere se viene dato concreto sostegno agli agricoltori, che si assumerebbero altri costi e lavoro, ma già sarebbe un primo passo per limitare un inquinamento invisibile e deleterio come quello della contaminazione delle acque, di cui le api hanno un eccezionale bisogno.”
 
Si dice che quando morirà l’ultima ape finirà il mondo. C’è una possibilità che questo accada?
“Il concetto della tutela dell’ape si connette con quello della salute generale e dell’ambiente. L’ape muore prima avendo una massa corporea minore, poi ci intossichiamo noi. Francamente non credo che il mondo morirà, però rischiamo di alterare alcuni equilibri fondamentali poiché insieme alle api muoiono anche i pronubi selvatici, che hanno altrettante capacità di impollinazione e di “esercizio ambientale”. Sfortunatamente stiamo ancora scontando in maniera invisibile l’inquinamento da DDT, presente in alcune aree a noi vicine (e per tantissimi anni ancora). Mio padre era di Faenza, aveva preso la malaria a sei mesi e quando mi parlava del DDT, servito proprio per debellare le epidemie di malaria, ne lodava le qualità; purtroppo abbiamo capito in seguito i danni causati da questo prodotto. Credo che la soluzione sia il biologico, a mio avviso una vera e propria rivoluzione sociale perché recupera coltivazioni in aree marginali dove non si lavorava dato che non c’erano formule di redditività sufficienti. Gli agricoltori vanno sostenuti per una riduzione significativa dei prodotti chimici mentre la maggior parte dei terreni dovrebbe essere convertita al biologico, essendo questa l’unica formula per un prodotto senza residui e a “contaminazione zero” per le api, gli animali e per gli esseri umani.
 
 

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