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Violenza maschile sulle donne: i mille volti del dramma.

Erica Fasano

Un problema che ha radici culturali e che spesso (troppo spesso) la società, le Istituzioni, lo Stato faticano ad arginare.

di Rosanna Somma

 

 

“Per lui sbaglio sempre.

Ho provato a conquistarlo.

E non ci sono mai riuscita.

E ho lottato per cambiarlo.

Ci vorrebbe un’altra vita.

Lui faceva e non capiva.

Perché stavo ferma e zitta.

Gli uomini non cambiano.

Gli uomini ti cambiano…”.

 

Cantava così, Mia Martini, nella sua canzone “Gli uomini non cambiano“. 

Ed è vero, certi uomini non cambiano, ma cambiano e stravolgono la vita delle donne: madri, sorelle, compagne, figlie, colleghe. E nel processo di stravolgimento umano di una donna, ad opera di un uomo, quest’ultimo mette in atto una serie di forme di violenza che ha ‘mille volti‘: i volti di un dramma tutto femminile che, nonostante si siano messi in atto una serie di misure di tutela, ancora non proteggono e continuano a mietere vittime, come testimoniano i continui e quotidiani fatti di cronaca e non solo: ci sono vittime mai dichiarate, mai conosciute. Ci sono violenze che non hanno voce, che non sono denunciate. Ci sono violenze che non hanno giustizia, subite quotidianamente nel tormento di una vita patinata…

 

OGNI DONNA PUÒ ESSERE, POTENZIALMENTE, VITTIMA DI VIOLENZA MASCHILE. Non esiste un profilo X e colpisce trasversalmente ogni fascia di età. 

 

NON ESISTE UN SOLO TIPO DI VIOLENZA.

 

“Si può considerare violenza ogni forma di abuso di potere e controllo che si può manifestare come sopruso fisico, sessuale, psicologico, economico, violenza assistita e di matrice religiosa”.

 

VIOLENZA FISICA

Ogni forma di violenza contro il corpo o la proprietà

 

È la forma più evidente: aggressioni con calci, pugni, spinte, fino a situazioni che richiedono la necessità di cure mediche, fino al punto in cui per curare troppo tardi.

L’intento dell’aggressore è spaventare, ferire per terrorizzare la vittima.

Spesso gli atti vengono rivolti anche ad oggetti di proprietà della donna-vittima.

 

VIOLENZA PSICOLOGICA 

Offese gratuite e ripetute, che ledono e mortifica la dignità 

 

Rispetto a quella fisica, è meno visibile perché non lascia segni fisici. “Comprende abusi psicologici come intimidazioni, umiliazioni pubbliche o private, continue svalutazioni, ricatti, controllo delle scelte personali e delle relazioni sociali fino ad indurre la persona ad allontanarsi da amici e parenti, sino al completo isolamento”. È una vera e propria forma di abuso perché lede, a volte irrimediabilmente, l’equilibrio psicologico della vittima che si convince di “non valere nulla“.

 

E poi Violenza sessuale, Violenza economica, Stalking, Mobbing, e vari atti persecutori che spaziano dai contesti familiari a quelli lavorativi.

 

Una vera e propria “spirale della violenza” o “ciclo della violenza” il cui scopo è la sottomissione ed il controllo della vittima facendola sentire incapace, debole, impotente, totalmente dipendente dal LUI.

Una dipendenza intrisa di paura che, a volte, porta anche a giustificare l’uomo scambiando per amore ciò che è solo violenza, abuso e controllo, arcaico retaggio culturale che affonda le radici nella millenaria disparità di diritti e sottomissione delle donne.

 

LA VIOLENZA CHE VIAGGIA IN RETE

Minacce, estorsioni, stalking, molestie, diffusione di immagini pornografiche, per vendetta, in rete.

Il revenge porn, ma anche ghosting e orbiting: la nuova violenza codarda

Internet ed i social come prolungamento della spirale di violenza, di abuso, di vendetta, di controllo.

 

Un ‘complice‘ che moltiplica l’umiliazione della vittima, gli adescamenti, che allarga drammaticamente il senso di vergogna ed impotenza, di paura, terrore.

Donne intrappolate in una ‘popolarità‘ devastante e drammatica; vittime di una doppia violazione, di un doppio abuso, di una doppia umiliazione.

Donne che decidono di spegnere i riflettori con il suicidio, unica ‘via di fuga’ alla vergogna.

 

Gli uomini non cambiano

 

No, “quegli uomini” non cambiano, peggiorano. E nel sottile processo di peggioramento bisogna bloccare l’invischiamento, bisogna uscire dal ‘potere’ della vergogna, dall’isolamento, dalla dipendenza.

Bisogna trovare la forza di denunciare, reagire, scappare e chiedere aiuto.

E la società, le Istituzioni, lo Stato devono saper aiutare, prima che sia troppo tardi…

 

 

 

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