Preoccupa invece la presenta sull’arenile di un cumulo di filo spinato avvolto a dei paletti
di Umberto Serenelli
I detriti presenti sulla spiaggia di Coccia di Morto a Fiumicino sono una fonte di ispirazione per i romani che la frequentano abitualmente. Cannucce, rami e tronchi che le onde spalmano sulla riva sono spesso utilizzati dagli spiaggianti per creare delle vere e proprie opere d’arte sulla battigia che di fatto catturano l’attenzione di quanti passeggiano.
“I più originali sono i naturisti – dice il romano Alessandro Sacripanti – In alcuni punti del tratto che va da Coccia di Morto a Focene ci sono dei veri e propri fortini creati con lunghi tronchi e all’interno ci possono trovare delle sedute, fatte con dei tronchi ‘cicciotti’, su cui poggiare oggetti e dove si può tranquillamente pranzare. I resti di quello che io mangio in spiaggia lo getto in un sacchetto e lo riporto a casa, al contrario di molti che una volta raggiunta la stradina asfaltata per raggiunge via del Pesce Luna l’abbandonano tra la preziosa macchia mediterranea. Posso dire sono degli animali poco sensibili all’ambiente. Comunque, la mia sensazione è che questo tratto di litorale sia abbandonato altrimenti non vedresti all’inizio quel grosso cumulo di filo spinato attorcigliato a dei paletti che si trova da tempo in quel punto”.
Effettivamente costituisce un pericolo che deve essere rimosso con una certa urgenza come dovrebbero essere liberate le rastrelliere per le biciclette sepolte sotto la sabbia. Forse tornerebbero per esser più utili sui lungomari di Fiumicino, Maccarese e Fregene. È comunque positivo il fatto che è stata rimossa la mega-discarica di rifiuti urbani.