Coronavirus: l’isolamento aggrava il fenomeno della violenza domestica
I consiglieri della maggioranza lanciano l’appello alle donne: “Non siete sole avete il diritto di chiedere l’aiuto di cui avete bisogno”
“L’isolamento, la convivenza forzata e l’instabilità socio-economica in questo periodo di emergenza coronavirus, possono comportare per le donne e i loro figli e figlie il rischio di una maggior esposizione alla violenza domestica”. Lo dichiarano le consigliere e i consiglieri di maggioranza.
“Vivere in un contesto di violenza domestica mina profondamente il bisogno di sicurezza di bambini e bambine – hanno evidenziato – alterando il loro benessere e compromettendo il loro sviluppo sotto diversi punti di vista. Ed è una minaccia costante per le donne che quella violenza la subiscono sulla loro pelle”.
“Vogliamo ricordare che la rete anti violenza è presente anche in questo periodo e che le donne potranno continuare a ricevere consulenza, sostegno e protezione – lo ricordano le consigliere e i consiglieri – la violenza fra le mura domestiche, in tempo di pandemia, rischia di produrre una strage silenziosa. Lo dimostrano i numeri: negli ultimi 15 giorni le chiamate al 1522 si sono dimezzate rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. E di circa il 50% sono diminuite anche le denunce alle forze dell’ordine. Non è difficile capire che non è certo per un calo di casi, ma perché l’isolamento spinge le donne a rimanere in silenzio”.
“A tutte loro vogliamo ricordare – aggiungono – che il nostro centro anti violenza di Maccarese ha attivato un servizio di sostegno a distanza. Si può chiamare il 3661245342 in qualsiasi momento. Inoltre il Numero Nazionale Antiviolenza Donna 1522 è attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno ed accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, con un’accoglienza disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo. In caso di emergenza ci si può rivolgere anche alle Forze dell’Ordine o al Pronto Intervento (Carabinieri – 112, Polizia di Stato – 113, Emergenza sanitaria – 118). Si può telefonare mentre si va a fare la spesa, a buttare la spazzatura, a comprare le sigarette o il giornale. Ma si può anche chiedere a qualcuno di chiamare al proprio posto”.
“A tutte le donne che subiscono violenza – concludono le consigliere ed i consiglieri di maggioranza – vogliamo dire che non sono sole neanche in questo momento difficile e che hanno il diritto di chiedere l’aiuto di cui hanno bisogno”.