La pesca minaccia una manifestazione di protesta che rischia di provocare disagi al traffico fluviale
di Umberto Serenelli
La pesca alza la voce e minaccia una manifestazione di protesta contro l’immobilismo dell’Autorità di sistema portuale per il continuo rinvio del dragaggio del canale navigabile e della darsena di Fiumicino. Non solo. Da adesso in poi tutti gli interventi sui pescherecci che registrano l’elica bloccata dai detriti, adagiati sul basso fondale della Fossa Traianea, verranno affidati a un legale che provvederà ad inoltrarli all’Autorità per il recupero della cifra spesa.
“L’escavo doveva iniziare in primavera ma poi è scivolato in estate – sottolinea infuriato Gennaro Del Prete, presidente della coop Pesca romana – Quindi abbiamo avuto garanzie che si sarebbe svolto lo scorso ottobre ma alla fine l’Autorità di sistema portuale ha annunciato lo slittamento di ulteriori 15 giorni. Siamo al 20 e con l’arrivo del cattivo tempo anche per novembre non credo che inizierà. Chissà per quanto ancora verranno presi in giro gli operatori portuali?“.
LE ACCUSE I lupi di mare sottolineano che l’Autorità sta prendendo per i “fondelli anche la Città e la sua amministrazione oltre che la Capitaneria di Porto con i continui annunci che cadono nel vuoto. “Siamo impotenti e ci sentiamo abbandonati da chi ci dovrebbe tutelare – aggiunge Del Prete – Un mese fa, dopo i controlli sullo ‘sminamento’, ci è stato comunicato che sono stati individuati circa 150 bersagli metallici sul fondale: cosa aspettano a verificare di cosa si tratti? È arrivato il momento di agire e per tale motivo contiamo di manifestare contro questa mancanza di rispetto a bordo dei pescherecci in modo da provocare disagi al traffico fluviale per la fine di novembre”.
Intanto, gli scafi della flotta peschereccia continuano a subire danni a causa del fondale che al centro dell’alveo oscilla tra 3,5-3,80 metri quando dovrebbe essere di almeno 5 metri mentre a ridosso delle banchine non supera i 2,5-3 metri.
I COMANDANTI “Durante le operazioni di uscita e rientrata in porto – precisa Ciro Punzo, comandante del ‘Nuovo Lucia’ di 60 tonnellate – scafo e eliche sono a rischio nonostante si cerchi di navigare al centro del fiume dove si è creata una sorta di canale sotto la superficie dell’approdo”.
Grossi problemi invece li incontra il motopesca “Nonno Ciro”, di 180 tonnellate, che pesca quasi 4 metri. “Il deficitario fondale non facilita le manovre del peschereccio più grande della flotta durante la navigazione all’interno della Fossa Traianea – precisa il comandante Gerardo Esposito – Non parliamo poi della presenza della ‘barra’ di sabbia alla foce. Per la negligenza di chi dovrebbe mettere in sicurezza la navigazione siamo costretti a fare solo 10mila litri di gasolio, anche se i serbatoi hanno una capienza di circa 50mila. Questo per non appesantire l’imbarcazione e scongiurare danni all’elica e alla carena”.
I DANNI Più di un peschereccio ha purtroppo “pescato” i tanti detriti a causa della bassa profondità che hanno paralizzato il movimento propulsivo. Questo accade soprattutto dove è vitale l’escavo che va dalla passerella pedonale alla foce oltre alla darsena dove ormeggiate circa 200 imbarcazioni da diporto.
“Abbiamo deciso di affidare a uno studio legale tutte le fatture dei danni che registreremo sui natanti nei prossimi giorni – conclude Del Prete – A queste poi sommeremo anche giornate perse dall’equipaggio costretto a rimanere in porto per i lavori. Il tutto verrà portato all’attenzione dell’Autorità, con richiesta di rimborso, responsabile dei ritardi per il dragaggio“.