La categoria contesta il periodo di stop che non favorisce il ripopolamento dei fondali
di Umberto Serenelli
Dal primo di ottobre scatta il fermo pesca per il mar Tirreno. Rimarranno in porto, sino alla fine del mese, i pescherecci del Compartimento marittimo di Roma e quindi delle flotte di Fiumicino e Anzio. L’interruzione temporanea obbligatoria dell’attività di pesca esercitata con reti a strascico, recepito dall’Unione europea, è stata predisposta da un decreto del Ministero dell’agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste.
Il fermo biologico dall’1 al 31 ottobre per il ripopolamento dei fondali riguarderà il tratto di costa tra Brindisi e La Spezia, compresi gli approdi della Sardegna. Gli armatori locali contestano il periodo e soprattutto il lungo tratto di litorale soggetto al fermo.
“Non siamo d’accordo con la decisione che ci vede costretti in porto a ottobre – precisa Gennaro Del Prete, presidente della coop ‘Pesca romana’ di Fiumicino – in quanto non favorisce il ripopolamento delle risorse marine sui fondali. Gli esperti dell’Ue sostengono che in questo modo si tutela la crescita del novellame ma la pesca ritiene la scelta sbagliata per questo abbiamo suggerito giugno perché in questo periodo il pesce deposita le uova: senza uova non c’è novellame”.
La categoria ha esposto il problema al Ministro Francesco Lollobrigida che si è reso disponibile a lavorare per difendere le marinerie italiane. “Proprio da ottobre abbiamo avuto la disponibilità per aprire i tavoli al ministero e cercare, il prossimo anno, di anticipare a giugno il fermo per interpretare lo spirito del ripopolamento di flora e fauna dei fondali”.
Il mercato locale e quello romano verranno privati di circa 120 quintali giornalieri di prodotti ittici dei 23 pescherecci di Fiumicino.
“I listini delle pescherie subiranno un aumento attorno al 30% – conclude Del Prete – Questo perché i grossisti dovranno spostarsi per acquistare sull’Adriatico oppure rivolgersi all’estero. Ecco perché contestiamo il fermo in contemporanea del Tirreno e dello Ionio. In precedenza questo lungo tratto di costa veniva divisa in due per favorire la commercializzazione. Tutte le novità proposte dalla Comunità europea fino a ora ci hanno sempre danneggiato”.