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Fiumicino, i commercianti denunciano il disagio del Borgo Valadier a causa dei cattivi odori di pesce provenienti dalla banchina (VIDEO)

Nel mirino finisce la piccola pesca accusata di non pulire le reti e di abbandonare le attrezzature che penalizzano il look del centro

 

di Umberto Serenelli

 

La piccola pesca nel mirino delle attività commerciali del Borgo Valadier di Fiumicino. I cattivi di odori emanati dal pescato e le attrezzature adibite alle attività in mare sulla banchina acuiscono infatti lo scontro soprattutto con i titolari dei ristoranti. Il nuovo look della strada per lo “struscio”, molto frequentata dai romani, contrasta con le banchine su cui ammassati i rastrelli per la cattura dei molluschi o con la presenza di nasse e dei numerosi ed enormi recipienti in plastica con all’interno le reti. Stonano anche delle taniche di plastica stracolme di olio esausto.

 

“Il centro rappresenta l’immagine di Fiumicino e quindi è importante tenerlo pulito e accogliente – precisa il residente Franco Silenzi, mentre passeggia con alcuni anziani sul marciapiede di via Torre Clementina–. Non è possibile prendere un caffè o fare colazione all’esterno di un bar nel Borgo senza essere costretti a respirare il fastidioso odore nauseabondo di pesce che proviene dai recipienti utilizzati dai lupi di mare. Spesso per attraversare il ponte 2 giugno c’è bisogno della maschera soprattutto durante le giornate calde”.

 

 

Sul tratto di sponda destra del porto-canale attraccano le imbarcazioni della “piccola pesca” che utilizzano la banchina per le operazioni di scarico del classico prodotto del Tirreno e di carico o sostituzione di attrezzature. Le barche, di dimensione inferiori ai pescherecci, lasciano ovviamente gli strumenti da lavoro sulla sponda, finendo per occupare tutta la superficie della banchina dove spesso non si riesce a salire per la puzza. Questo non favorisce la presenza dei turisti ai quali non è permesso l’accesso alle banchine in quanto ritenute, con tanto di cartello apposto dall’Autorità portuale, “pericolose” a causa del “ciglio non è protetto” con il rischio di cadere nel fiume.

 

“È vero che la categoria rappresenta le radici di questa città a vocazione marinara – sottolinea un ristoratore con attività lungo il Borgo che intende restare anonimo – ma è anche vero che i signori pescatori dovrebbero avere un pochino di rispetto per chi cucina e fa apprezzare il prodotto che loro catturano. Servirebbe maggiore attenzione nel pulire le reti e nel punto dove operano nel corso della giornata per impedire che queste emanino cattivo odore che inevitabilmente si propaga su via Torre Clementina”. Di contro i pescatori si difendono sostenendo che non hanno a disposizione punti da cui prelevare l’acqua per pulire la superficie della banchina e quindi sono costretti a far ricorso a quella del fiume che non affatto molto limpida. Tutto ciò perché la banchina, costruita da pochi anni, non è dotata delle colonnine da cui attingere energia elettrica e acqua.

 

 

Intanto, la categoria evidenzia l’aumento del fenomeno granchio blu che sta mettendo in grossa difficoltà le società della piccola pesca poiché il crostaceo alieno mangia il pescato impigliato tra le maglie e arriva a fare enormi buchi alle reti da posta. “Ieri ne ho catturati circa 25 chili – precisa amareggiato un pescatore – non se ne può più. È necessario che qualcuno prenda degli immediati provvedimenti”.

 

 

 

 

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