Dopo l’esperienza negativa del gommone i lupi di mare sono preoccupati anche della vegetazione lungo le golene
di Umberto Serenelli
Dopo il difficoltoso recupero del gommone in balia della corrente del fiume nel porto-canale di Fiumicino, torna alla ribalta il problema dei relitti affondati a monte della Fossa Traianea.
Il portavoce della Cooperativa Pesca Romana, Gennaro Del Prete, chiede che vengano riattivate le operazioni di rimozione delle 17 imbarcazioni semiaffondate o adagiate sul fondale che potrebbero provocare seri danni ai natanti ormeggiati nel canale navigabile o nella darsena in caso di distacco di parte degli scafi. Purtroppo le operazioni di bonifica lungo la “stecca” di fiume tra Capo due Rami e il ponte “2 Giugno” sono praticamente ferme da circa 2 anni.
Il delegato dell’ex sindaco Esterino Montino al Contratto di fiume, Davide Di Bianco, aveva sollevato lo stop delle operazioni lo scorso anno e chiesto all’amministrazione del primo cittadino Mario Baccini di riprendere il lavoro fatto a suo tempo con la Città Metropolitana in cabina di regia. Dal censimento effettuato nel 2019 dalla Capitaneria di Porto emerse la presenza di 22 imbarcazioni, dai 7 ai 17 metri, semisommerse. Attraverso alcuni interventi fu possibile prelevare i resti di 5 scafi colati a picco e da allora non ci sono stati più interventi. Per questo i lupi di mare della locale flotta sono preoccupati perché temono che nel frattempo alla lista si sia aggiunto qualche altro natate.
L’altra preoccupazione della pesca, in attesa della costruzione della nuova darsena, sono le golene ricoperte di “carcasse” di natanti e di tanta vegetazione da dove spiccano enormi alberature.
