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Fiumicino: prima commissione immigrazione

Urgente politica di integrazione per i circa 10mila cittadini immigrati residenti


Si è svolta ieri la prima commissione dedicata all’immigrazione “Ciò rappresenta un importante punto di rottura con il passato” afferma il presidente della Commissione Servizi Sociali, Angelo Petrillo. All’incontro hanno preso parte anche il sociologo Vincenzo Taurino e il responsabile dell’associazione Bangladesh Italia Fiumicino Akier Hussain, che hanno fornito dati importanti e illustrato le situazioni che ogni giorno si trovano a vivere gli stranieri sul nostro territorio.

“Fiumicino è un comune che non può più permettersi di non dialogare con una parte importante della comunità – ha sottolineato Petrillo – il dodici per cento della nostra popolazione è straniera. Migliaia di donne e uomini a cui bisogna dare attenzione affinché siano realmente una risorsa per la Città. Con questa commissione abbiamo iniziato un percorso. Il comune dovrà farsi carico di proporre un programma culturale di integrazione e conoscenza delle nazionalità presenti sul nostro territorio. Ma allo stesso tempo dovremo intraprendere un percorso affinché si riducano gli ostacoli per vivere sul nostro territorio, con interventi sull’insegnamento della lingua italiana e l’orientamento e l’erogazione di servizi mirati”.
 
“Abbiamo iniziato un percorso difficile – aggiunge il presidente della Commissione Cultura, Maurizio Ferreri – ma siamo convinti, ora più che mai, che sia indispensabile se vogliamo guardare al futuro. Dall’incontro è emerso che a Fiumicino risiedono circa 10mila cittadini immigrati, pari al 14% della popolazione. Non possiamo certo far finta che non esistano o che, addirittura, siano un ‘problema’ per la nostra società. Bisogna iniziare una vera politica dell’accoglienza, che non vuol dire ‘assistenza sociale’ ma al contrario vuol significare lo sviluppo delle capacità dell’individuo. Una politica che deve dedicare particolare attenzione alla seconda generazione. Far crescere bambini senza nessuna discriminazione e soprattutto senza nessun handicap come quello di essere inseriti nell’ambito scolastico senza conoscere una parola d’italiano. Un’accoglienza che si pone l’obiettivo di far conoscere, oltre la lingua, usi, costumi, regole e leggi del nostro paese e nello stesso tempo seguire i piccoli fino alla fine del percorso scolastico”.

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