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Guardia di Finanza: smascherata filiera di calzature contraffatte

Le Fiamme Gialle di Fiumicino individuano tutti i componenti del gruppo, 13 persone denunciate


Un gruppo di imprese specializzate nelle varie fasi produttive di calzature contraffatte, tutte riconducibili alla stessa organizzazione, è stato scoperto tra le province di Napoli e Caserta dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma, al termine di indagini durate diversi mesi.
Dopo aver intercettato, per strada, i corrieri che trasportavano le scarpe con il marchio “Hogan” dalla Campania al Lazio, le Fiamme Gialle del Gruppo di Fiumicino hanno ripercorso la filiera distributiva individuando tutti i componenti del gruppo, aventi ognuno compiti specifici nei segmenti tipici del processo produttivo: dalla produzione di suole, plantari e tomaie alla stamperia dei marchi contraffatti, dalle trancerie per il taglio delle pelli al laboratorio dove venivano assemblati i prodotti intermedi.
L’organizzazione disponeva, inoltre, di un deposito di stoccaggio dove venivano concentrati i prodotti finiti, per la successiva distribuzione in tutta Italia.
Ingegnose e quasi maniacali le cautele adottate per evitare i controlli delle forze di polizia: tutti i siti erano dotati di moderni apparati di videosorveglianza al fine di interrompere la produzione in caso di controllo, mentre gli impianti e i macchinari più costosi potevano essere occultati grazie a stratagemmi propri dei “boss” della criminalità organizzata.
Durante le perquisizioni sono stati individuati costosi e sofisticati macchinari dietro una parete scorrevole.
Al termine dell’operazione, sono stati sequestrati otto siti di produzione e stoccaggio, quasi 54.000 pezzi tra suole, plantari e tomaie e circa 3.000 paia di scarpe contraffatte, oltre a 65 macchinari ed attrezzature e circa  600 stampi e forme di scarpe in resina.
Tredici sono state le persone denunciate per associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione e ricettazione.
L’illecita attività, grazie anche ai ridotti costi di produzione a causa dell’impiego di manodopera “in nero”, garantiva alla banda guadagni “da capogiro”.
 
 
 
 
 

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