Roberto Scacchi “Le nostre spiagge vanno preservate da nuovo cemento, inquinamento diretto e dall’entroterra, eccesso di concessioni che non lasciano spazio alla libera fruizione”
Rapporto Spiagge 2023 di Legambiente: nel Lazio, tra il 2010 ed il 2023 ci sono stati 48 eventi meteoclimatici estremi sul 79% della costa. Roma il Comune più colpito nella regione.
Il 59% della costa bassa è in metamorfosi da erosione ed avanzamento e, tra le aree inondabili al 2100 ci sono piana Pontina, piana di Fondi e la foce del Tevere, a Fiumicino. Il Lazio terza peggior Regione per incremento di consumo di suolo lungo la costa tra 2006 e 2021 con +8,27% di opere rigide costruite e nei comuni di Roma (Ostia), Terracina, Sperlonga, Minturno e San Felice Circeo con poche spiagge libere.
Legambiente, con questi dati più significativi, ha così presentato il Rapporto Nazionale Spiagge 2023, lo studio analitico sulla situazione e i cambiamenti in corso nelle aree costiere italiane che rappresentano una delle cartine di tornasole più importanti, per capire quali processi ambientali e di gestione sostenibile stanno avvenendo sul territorio, ma soprattutto per analizzare gli impatti che i cambiamenti climatici stanno già portando. Per questi motivi quest’anno il Rapporto si articola attraverso una serie di indicatori per capire il livello di pressione ambientale che le coste stanno vivendo: gli impatti degli eventi meteo-idrogeologici, il livello di erosione costiera, la mappatura delle aree e dei porti inondabili, il consumo di suolo nei comuni costieri, le concessioni del demanio marittimo, la situazione delle acque di balneazione.
LA SITUAZIONE NEL LAZIO
Nel Lazio sono stati registrati 48 eventi meteo climatici estremi sul 79% dei comuni costieri tra 2010 e 2023 e il 59% della costa bassa è stata modificata da erosione e avanzamento tra 2006 e 2019; ma la Regione è anche al terzo posto nazionale per incremento del consumo di suolo (tra 2006 e 2021) con un +8,27% di cemento e impermeabilizzazione lungo le coste.
Sul piano della balneazione, rispetto ai 243 km complessivi di costa sabbiosa, sono 24,47 i cosiddetti km di costa abbandonata, quelli cioè dove le autorità non concedono la balneabilità per la presenza di foci e torrenti dove quindi neanche vengono svolte le analisi microbiologiche; 0,8 km di costa sono interdetti per inquinamento: complessivamente il 10,4% del litorale basso non è balneabile. Intanto, secondo lo studio “Variazione del livello del mare lungo la costa italiana negli ultimi 10.000 anni” di ENEA, tra le aree inondabili in Italia al 2100 ci sono le piana Pontina, la piana di Fondi e la Foce del Tevere.
“Le nostre spiagge vanno preservate da nuovo cemento, inquinamento diretto e dall’entroterra, eccesso di concessioni che non lasciano spazio alla libera fruizione, opere rigide che modificano negativamente interi tratti di litorale – ha dichiarato Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – e con il nostro rapporto facciamo proprio il punto su quanto di positivo o negativo accade sulla costa. Il litorale è una linea in continua e storica metamorfosi, cambia sulla base all’apporto detritico generato o meno dai fiumi e viene stravolto dagli eventi climatici estremi, scatenati dalle emissioni climalteranti, come continuiamo a registrare: da aree vaste che rischiano nei decenni la scomparsa, a spiagge dove più si realizzano strade o edifici e meno si conciliano i cambiamenti evidenti lungo la linea di costa con quella che può essere la modalità migliore per generare green economy coniugando tutela ambientale e sviluppo sostenibile. Ci sono troppi errori lungo la costa laziale, alcuni irreparabili e altri che sembrano inscalfibili: per l’adattamento al clima cambiato, sono però necessari modelli di intervento morbido che si adattino alle modificazioni del litorale, fino anche a innalzamenti o arretramenti della linea di costa, o progetti di fruizione sostenibile come quelli che abbiamo raccontato nel nostro rapporto”.
Nel rapporto spiagge, sono infatti citate tra le buone pratiche, quella della carta dei valori delle Secche di Tor Paterno a largo di Ostia, un percorso di formazione e qualificazione dell’offerta turistica, sottoscritta da RomaNatura, Vivilitalia e Pro-Loco Ostia Mare, e il modello gestionale del “Mediterranea” a Capocotta dove, “un chiosco eco-sostenibile che grazie a un bando pubblico, da 20 anni garantisce servizi, cura della spiaggia e della duna, mantenimento della legalità e impegno ambientalista generando peraltro, caso unico nel Lazio, un importante avanzamento dell’ambiente dunale”.
Per quanto riguarda le concessioni balneari, se ne registrano sul 40,8% dei litorali sabbiosi del Lazio, ma nei comuni di Roma (Ostia), Terracina, Sperlonga, Minturno, San Felice Circeo la percentuale di spiagge libere è meno del 50%, contravvenendo così in questi luoghi alla legge regionale 8/2015; a Nettuno spiagge libere per più della metà della costa solo calcolando il poligono militare di Torre Astura parzialmente fruibile. Il rapporto di Legambiente analizza in maniera specifica i “casi” di Ostia e Terracina, in quest’ultimo grazie al lavoro del locale circolo Legambiente.