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Pagamento dei diritti per la musica d’ambiente

Capobianco (Ascom):”E’ ora di smetterla di battere cassa con modalità aggressive e tariffe arbitrarie”


Ascoltare e far ascoltare musica è diventato un lusso che pochi esercenti ormai possono permettersi. “Ogni anno si ripete la stessa storia – ribadisce il presidente ASCOM Roma-Litorale, Luca Capobianco – controlli e, spesso, conseguenti multe ai numerosi locali che non sono in regola col pagamento della SIAE (per radio, cd o tv che sia). E’ abbastanza evidente che questa tassa non viene digerita bene dai commercianti, che di certo non diffondono musica a scopo di lucro. E’ ridicolo speculare sulla trasmissione di un brano in sottofondo (le radio già pagano la SIAE), come se fosse questo a dare man forte all’economia di un esercizio commerciale”.
 
“E, comunque – replica Capobianco – l’esborso viene considerato troppo esoso. Per una media struttura di vendita (circa 400 metri quadri) si parla di 460 euro l’anno, in presenza di una convenzione; in caso contrario bisogna pagare un 20% in più. In aggiunta ai diritti già corrisposti alla SIAE a favore di autori ed editori, da quest’anno bisogna provvedere anche al pagamento dei diritti al consorzio dei fonografici, a favore delle case discografiche: altri 212 euro. Infine, c’è il canone RAI: 208 euro l’anno. In totale, fanno quasi 900 euro per tenere la radio accesa e intrattenere i clienti mentre fanno acquisti”.
 
“E’ arrivato il momento di smetterla di battere cassa con modalità aggressive e con tariffe stabilite in modo arbitrario e unilaterale – sostiene il presidente ASCOM che conclude – abbiamo in mente una soluzione immediata e di sicura efficacia: forse se ogni negozio, locale, bar si decidesse a spegnere la radio, a quel punto autori, major ed emittenti radiofoniche si renderebbero conto di come la musica in sottofondo altro non è che una forma di pubblicità per le loro opere”.
 
 
 

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