Una questione da approfondire visti i dettagli allarmanti emersi nell’assemblea organizzata dal comitato dei “Tavoli del Porto”
di Alex Carboni
Nel corso degli anni, abbiamo osservato con preoccupazione l’avanzamento dei lavori per il nuovo porto di Fiumicino, pensato originariamente per accogliere un turismo sostenibile con imbarcazioni di dimensioni moderate. Ma, con il passare del tempo, il progetto ha subito una trasformazione radicale, trasformandosi in un porto crocieristico destinato ad accogliere grandi navi.
Durante una assemblea, organizzata dal comitato i Tavoli del Porto, è stato approfondita la questione scoprendo dettagli allarmanti. Tra questi, il dragaggio previsto per aumentare la profondità del canale sommerso che permetterà alle grandi navi di avvicinarsi e di manovrare in sicurezza, e questo è un aspetto che merita maggiore attenzione.
Infatti la costruzione della scogliera, che avrebbe dovuto costituire il braccio protettivo del porto, sembra che abbia già causato notevoli danni, vista l’erosione delle spiagge, da Focene a Ostia, e l’accumulo di sabbia all’interno del bacino. Queste sono evidenze tangibili, che suggeriscono la necessità di riconsiderare lo studio delle correnti marine e l’impatto dell’opera sulle stesse.
All’interno del bacino, accanto al piccolo porticciolo, si trovano strutture da pesca storiche, come i bilancioni, ormai sommersi nella sabbia. Queste strutture, un tempo dopolavoro e quindi luoghi di socializzazione e riposo per gli anziani, sono ora trascurate e insabbiate, mentre in altre regioni, come la costiera abruzzese, simili costruzioni, conosciute come “trabocchi” vengono valorizzate e preservate.
Il fondale del mare è stato quindi profondamente alterato e la sabbia, che un tempo costituiva la nostra spiaggia, è ora intrappolata all’interno del bacino. Di fronte a questo disastro ambientale in atto, non possiamo davvero considerare l’opzione di un ulteriore dragaggio, con il rischio di provocare danni ancora maggiori.