I lupi di mare, infuriati con l’Autorità Portuale, che continua a promettere il dragaggio
di Umberto Serenelli
Anno nuovo problemi vecchi. Il basso fondale del porto-canale di Fiumicino continua a provocare danni soprattutto alle eliche dei pescherecci della locale flotta tra l’indifferenza dell’Autorità di Sistema Portuale.
Durante le festività di Natale alcune imbarcazioni, adibite alla pesca a strascico, sono state obbligate a ricorrere all’intervento dei sommozzatori della società MTM Service e tra queste c’è il “Francesco Padre”, di 60 tonnellate, la cui elica “intubata” si era praticamente bloccata per i detriti “pescati” sul fondo che non è più adeguato alla navigazione in sicurezza. Situazione analoga anche per l’elica del “Luigi I” che è dovuto ricorrere ai subacquei per risolvere le difficoltà alla propulsione del natante onde evitare di danneggiare l’inverter.
“I detriti sul fondale si sono avvolti attorno all’asse dell’elica – precisa il comandante Lugi Bellifemine – limitando il tiraggio del motore e quindi l’attività di pesca. La mia impresa si è dovuta far carico di affrontare una spesa che poteva senz’altro evitare se il canale navigabile non avesse problemi di profondità”.
Stesso disagio e stesso intervento per il “San Vincenzo”. Il pesante “Nonno Ciro” ha invece avuto disagi di altra natura ma sempre collegati al fondale.
“La barra di sabbia presente alla foce ci ha praticamente bloccato la rientrata – spiega il comandante Gerardo Esposito – Sono stato quindi costretto a spingere i motori al massimo per riuscire a superare l’ostacolo, ma la paura è stata tanta. Non è più possibile andare avanti così per cui vogliamo che inizi quanto prima il dragaggio promesso dalla scorsa estate“.
La categoria punta il dito indice contro le responsabilità dell’Autorità di Sistema Portuale che da mesi garantisce l’avvio dell’escavo e sistematicamente continua a spostarlo.
“Purtroppo l’Autorità continua a prenderci in giro, il bello è che lo fa anche con l’amministrazione comunale di una Città e l’autorità marittima – precisa Gennaro Del Prete, presidente della coop Pesca romana – Nel 2024 ha annunciato e rinviato per ben quattro volte l’avvio dell’escavo che oggi è slittato al prossimo 18 gennaio. Comunque, la situazione si è fatta insostenibile e, dopo la recente tragica scomparsa dei colleghi Massimo e Claudio, confidiamo in una maggiore attenzione nei confronti della categoria che evidentemente è considerata di serie B. È chiaro che chi si trova dietro a una scrivania non avverte affatto questo tipo di disagio e le paure affrontate dai pescatori”.
I lupi di mare tornano a lanciare un nuovo grido d’allarme perché temono altri slittamenti sul ripristino dell’alveo nel tratto di Fossa Traianea che va dalla passerella pedonale alla foce.
“Al centro la profondità non supera 3,5 metri quando dovrebbe essere di almeno 5 metri, mentre a ridosso delle banchine è intorno ai 2,5 metri e noi chiediamo almeno 3,5″ dice un armatore intento a sistemare delle reti lungo la banchina nord.
“Per chi è scettico sulle motivate proteste della pesca – conclude Del Prete – dovrebbe seguire un’operazione di alaggio e verificare che lo scafo è ricoperto di agenti marini lungo il fasciame mentre la chiglia in ferro è lucidissima per effetto dell’attrito sul fondale. Non vanno meglio le cose per i tre enormi rimorchiatori ‘Ariete II’, ‘Pantera’ e ‘Millennium’ della Semarpo che sono costretti a far ricorso alla potenza dei motori per cercare di uscire o entrare nell’approdo per superare le difficoltà provocate dal limitato fondale. È paradossale che i comandanti sono costretti a riempire solo parte del serbatoio contenente il carburante per non appesantire l’imbarcazione e quindi la linea del ‘pescaggio’ così da scongiurare il rischio di ‘piantarsi’ sul fondo. ‘Nonno Ciro’ dispone di un serbatoio con una capienza di 50mila litri ma è purtroppo costretto a farne solo 10mila. L’Autorità portuale si preoccupa di prendere in seria considerazione i problemi ambientali, legati alla sabbia estratta dall’alveo che fa poi analizzare, ma non pensa alla nostra sicurezza e quindi della vita dei pescatori”.