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Salvo D’Acquisto, morto a Palidoro nell’eroico sacrificio nel 1943, verso la beatificazione. Lo ha deciso Papa Francesco

Iniziato l’iter per il vicebrigadiere dei Carabinieri

 

di Dario Nottola

 

Papa Francesco, da 12 giorni ricoverato al Policlinico Gemelli, ha deciso che Salvo D’Acquisto potrebbe essere presto beato. Ieri, “nel corso dell’udienza concessa al cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato e a mons. Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari Generali”, il Papa ha autorizzato il Dicastero delle cause dei santi a promulgare alcuni decreti sui santi. Tra questi il decreto riguardante “l’offerta della vita del servo di Dio Salvo D’Acquisto, fedele laico, nato a Napoli il 15 ottobre 1920 e morto a Palidoro il 23 settembre 1943”.

 

A questo punto mancherebbe solo il riconoscimento di un miracolo. Accanto alla Torre di Palidoro è stata eretta nel 1960 una stele in marmo in onore del vicebrigadiere dei Carabinieri Salvo D’Acquisto, morto a soli 23 anni nelle vicinanze, per mano dei tedeschi. A Salvo d’Acquisto è stata anche conferita una medaglia d’Oro al Valor Militare, per il suo incredibile gesto di coraggio e altruismo. Oggi le spoglie di Salvo D’Acquisto si trovano nella Basilica di Santa Chiara di Napoli, mentre la Torre di Palidoro ospita un museo a lui dedicato e dove ogni anno vengono svolte solenni celebrazioni per l’eroico sacrificio. “Con grande emozione e orgoglio, apprendo che Papa Francesco ha deciso di avviare il processo di  beatificazione di Salvo d’Acquisto, giovane vice brigadiere dei carabinieri che, il 23 settembre 1943 a Palidoro, sacrificò la propria vita per salvare quella di 22 civili durante la Seconda Guerra Mondiale – dichiara il Sindaco di Fiumicino, Mario Baccini – Un riconoscimento da parte della Chiesa che rende giustizia al suo eroismo e celebra la memoria di un giovane che ha offerto la vita in nome dei più alti valori umani e cristiani. Salvo d’Acquisto è un simbolo di dedizione al bene comune, di giustizia e di amore per il prossimo. La sua beatificazione è gesto di speranza e di riconoscimento per tutti coloro che hanno lottato e lottano per la dignità umana. Esprimo, a nome di tutta la comunità di Fiumicino, un sentito ringraziamento a Papa Francesco per aver scelto di elevare Salvo d’Acquisto agli onori degli altari”.

 

La torre di Palidoro rientrava nella giurisdizione della stazione dei Carabinieri di Torrimpietra. Proprio nella stazione, il 22 settembre 1943, c’era il vicebrigadiere, che stava temporaneamente sostituendo il maresciallo comandante. Un reparto delle SS tedesche, ispezionando delle casse di munizioni lasciate dai militari della Guardia di Finanza nelle vicinanze della Torre di Palidoro, fu colpito da una bomba a mano. Questa, probabilmente scoppiata per imprudenza, uccise due soldati, mentre altri restarono feriti. Il comandante del reparto tedesco chiese immediatamente la collaborazione dei Carabinieri, ordinando di trovare i colpevoli entro l’alba e minacciando, in caso contrario, una rappresaglia. A nulla valse il tentativo di Salvo D’Acquisto di spiegare che non vi erano colpevoli e che si trattava di un semplice incidente.

 

L’indomani i tedeschi, decisi a motivare l’accaduto anche per dare una giustificazione plausibile ai loro superiori, catturarono 22 persone scelte totalmente a caso e le portarono nella piazza principale di Palidoro, per un interrogatorio. Tutti si dichiararono innocenti, mentre D’Acquisto (anche lui portato in piazza) continuava a sostenere la sua versione. A quel punto i tedeschi portarono i malcapitati fuori dal borgo, nelle vicinanze della torre, e diedero ad ognuno un badile per scavare delle fosse. Al termine dello scavo, sarebbero stati fucilati.

 

Il vicebrigadiere, che fino ad allora aveva mantenuto un incredibile contegno anche nei momenti più duri, parlò con un ufficiale tedesco. Non sappiamo le sue esatte parole ma, di fatto, i rastrellati furono rilasciati e D’Acquisto, poco dopo, fu fucilato all’interno di una fossa. Angelo Amadio, scambiato dai tedeschi per un carabiniere, fu l’ultimo a fuggire dopo aver dimostrato la propria identità. Fu l’ultimo, dunque, a sentire le parole gridate da Salvo prima di morire: VIVA L’ITALIA! “Il vostro Brigadiere è morto da eroe. Impassibile anche di fronte alla morte”. Queste le parole delle SS tedesche, rimaste colpite dal comportamento dell’uomo, così giovane eppure così coraggioso.

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