La vostra solidarietà la giro a chi ha subito molto peggio e non è mai stato ascoltato
di Erica Fasano
“Le parole sono importanti”, e direi che è più che necessario partire da questa premessa.
Pensateci: ogni giorno, grazie alle parole, riusciamo a stabilire contatti – dal più banale chiedere un caffè al bar la mattina, al dire “ti amo” alla persona che ci sta accanto, ad interagire con il mondo, a sopravvivere e soprattutto a difenderci.
PAROLE CHE NASCONO DA UN PENSIERO, che viene poi filtrato e sistemato in maniera tale da rendere la nostra richiesta comprensibile ed efficace all’interlocutore (e questo vale anche quando si tratta di mandare a quel paese l’automobilista che ci taglia la strada). Ma, ahimè si sà, non sempre è facile comunicare a chiare lettere le nostre reali intenzioni, soprattutto quando contengono rabbia e dissenso, ad esempio.
E QUI IL WEB, quello strano mondo cattura la nostra attenzione per svariate ore al giorno attraverso i social, ci è stato davvero molto utile.
Pensate la facilità di ritrovarvi dietro uno schermo, con una tastiera, avere un account dove siete liberi di mostrare o meno chi siete e poter finalmente mandare a quel paese non solo quella persona che in quel momento vi ha colpito, ma anche di poter esprimere tutto quello che non avreste mai potuto o saputo palesare.
Il tutto alla velocità di un click. Pochi secondi e sei il protagonista della discussione.
ODIO A PORTATA DI CLICK Il www non è solo questo, parliamoci chiaro: è anche rapidità di informazioni, connessioni lontane sempre più vicine, possibilità di poter conoscere realtà a mille miglia da noi e tanto altro su cui ci sarebbe da scrivere non uno, ma mille testi. MA OGGI NON SONO QUI PER QUESTO.
IL FATTO ACCADUTO IERI, di un augurato STUPRO a me come donna, al di là del lavoro che stavo svolgendo in quel momento, solo per aver dissentito in maniera assolutamente CIVILE a un commento dai vaghi toni razzisti (“io ce li avrei lasciati” riferendosi alla notizia dei migranti messi in salvo a Lampedusa, ieri, sabato 13 ottobre), è un fatto di violenza verbale, uno dei tanti (qui lascio il link al mio sfogo reso pubblico su Facebook).
LA VIOLENZA È ANCHE QUESTO, e tornando alla premessa iniziale, le parole sono importanti e se utilizzate per aggredire hanno la stessa valenza di uno schiaffo. Soprattutto se si augura uno stupro.
RINGRAZIO chiunque nella serata di ieri abbia espresso da subito solidarietà nei miei confronti. La Redazione di Fiumicino-Online, colleghi, cittadini, persone mai viste. Mi avete abbracciata tutti, e confermando la tesi iniziale, anche in questo caso le parole sono state importanti, per non sentirmi sola.
E sono fortunata, in primis perché l’uomo in questione si è limitato ad augurarmi morte e stupro (“se vuole ci si può aggiungere anche lei a loro” – riferito al barcone con a bordo dei migranti che sarebbe forse affondato se lasciato in mare, e ancora “spero che uno di questi le faccia una bella visitina ginecologica”). E sono fortunata soprattutto perché posso scriverlo su un quotidiano, e tu assieme a più 11 mila utenti potete leggerlo.
MA COME ME, QUANTE NON POSSONO, non hanno potuto e non potranno mai essere ascoltate? È a loro che giro la vostra solidarietà con un pensiero anche a tutti i giornalisti e le giornaliste a cui spesso purtroppo accade molto peggio che qualche insulto becero sul web. La violenza inizia dalle parole anche stupide, e guai pensare che solo per il fatto che si parli di parole scritte su un social, allora non abbia la stessa valenza di un gesto.
Le parole, le nostre, sono importanti, e che ognuno ne abbia cura e responsabilità.