Preoccupati i proprietari di barche a vela ormeggiate nell’approdo
di Umberto Serenelli
La darsena di Fiumicino trasformata in pattumiera. Da alcuni giorni infatti lo specchio acqueo è ricoperto da maleodoranti rifiuti. Come accade oramai danni i primi acquazzoni della stagione ingrossano il fiume Tevere che trasporta non solo immondizia ma anche tanto pesce morto all’interno dell’approdo e sula riva del mare. Il problema dei grossi tronchi è stato rimosso con l’intervento del personale della società MTM Service ma la coltre di pattume in sospensione rappresenta un pericolo per le prese a mare dei natanti i cui filtri vengono messi a dura prova. Tra la spazzatura galleggiano bottiglie, taniche di plastica, profilattici, pezzi di giocattoli, legna di diverse dimensioni, cannucce, tante cassette di polistirolo utilizzate dalla pesca e c’è anche una bombola del gas. «Per chi ormeggia nella darsena la pulizia dei filtri, dove transita l’acqua per raffreddare i motori, deve essere effettuata molto spesso – commenta Silvano Colman, proprietario del 13 metri “Mandinucci. – Davanti a questa distesa di sporcizia è necessario un intervento urgente di bonifica perché a galleggiare è anche tanto pesce morto che sprigiona una tremenda puzza”.
Alcuni armatori mettono sul banco degli imputati gli inutili “seabin” che sono stati installati dall’Autorità di sistema portuale per la raccolta dei detriti fluttuanti. L’utilizzo di tali raccoglitori si è rivelato un fallimento perché il cestino-aspiratore ha un diametro limitato rispetto all’enorme quantitativo di rifiuti. Da alcuni giorni c’è anche un problema igienico-sanitario con la presenza in acqua di siluri morti, lunghi circa 2 metri, di carpe e cefali che stanno andando in putrefazione e rilasciano cattivi odori.
“In questo periodo le precipitazioni atmosferiche “lavano” i terreni agricoli a monte del Tevere e trascinano nelle acque dello stesso quei pesticidi usati dai contadini che avvelenano il pesce – commenta il residente Marcello Tucciarone -. Il resto lo fa la corrente che li spinge nella darsena e sulle nostre spiagge”. Rende più evidente il degrado la presenza di sterpaglie all’interno della banchina che circonda la darsena. Il riferimento è alle piante di fico che sono cresciute tra l’indifferenza di chi avrebbe dovuto rimuoverle e oggetto di simpatici commenti dei turisti anche stranieri. “Nella parte interna delle banchine c’è tanta vegetazione, pericolosi ganci, pezzi di funi abbandonate che dovrebbero invece essere rimossi – sottolinea un armatore -. Questo è quanto accade in altri approdi che tutelano il decoro. Comunque i rifiuti rendono l’aria irrespirabile e quindi sono costretto a dormire con gli oblò chiusi”.