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Argol: Michela Califano scrive a Debora Serracchiani

Califano:”la cordata Cai sta perpetrando un abuso, dimenticando come sia riuscita a mettere le mani su Alitalia senza sborsare un solo euro”

Il capogruppo del Partito democratico, Michela Califano, ha scritto nei giorni scorsi una lettera all’europarlamentare Pd, Debora Serracchiani, per portare alla sua attenzione e del parlamento europeo, la situazione paradossale dei 76 dipendenti Argol, che dal 2 febbraio prossimo, dopo la decisione di Cai/Alitalia di internalizzare l’asset logistico, rischiano di rimanere fuori dal mondo del lavoro, senza possibilità di essere riassorbiti.
“In queste settimane – si legge nella lettera inviata al deputato europeo – si sono susseguiti diversi incontri tra Cai Alitalia, Argol, Adr, Enac, Sindacati, Prefetto, Regione Lazio, Assoaeroporti e tutte le parti in causa. Ogni proposta messa sul tavolo per salvare i 76 posti di lavoro è sbattuta su un muro alzato da Alitalia e dall’amministratore delegato Rocco Sabelli che hanno risposto no a qualsiasi tentativo di mediazione. I dipendenti Argol non rientrano nei piani industriali della compagnia di bandiera. E ora cosa si prospetta: la mobilità già dichiarata dall’Argol e forse la cassintegrazione straordinaria in deroga che potrebbe concedere la Regione Lazio”.
“La cordata Cai – continua Michela Califano – sta perpetrando un abuso, dimenticando come sia riuscita a mettere le mani su Alitalia senza sborsare un solo euro, utilizzando soldi pubblici e dunque dei contribuenti, per pagare le migliaia di cassintegrazioni pretese per mettere in piedi un piano industriale discutibile che continua a creare precari e cassintegrati. Con Argol Cai agisce sulla stessa falsariga: sta sostituendo dipendenti formati con nuovi lavoratori precari a tempo determinato, non rispettando la clausola sociale esistente in asso-aeroporti”.
“Il Pd – conclude Michela Califano – deve far sentire la propria voce, a tutti i livelli, anche all’interno del parlamento europeo. Quello di Alitalia è un atteggiamento censurabile, che non può più essere tollerato”.

 
 
 
 

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