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Crisi Flight Care Italia

I lavoratori rischiano di essere gli unici a pagare con i licenziamenti


Una cordata di imprenditori rappresentati dalla S.G.A. Srl di Roma intenzionata a presentare una proposta di acquisto per le attività nel settore handling negli Aeroporti di Fiumicino e Ciampino.
Come noto nel Marzo scorso la Swissport ha raggiunto un accordo per l’acquisizione delle attività di assistenza svolte dalla Flaighcare GS in Spagna e Belgio ponendo come condizione l’esclusione dalla vendita la Flight Care Italia che svolge analoghi servizi negli Aeroporti di Fiumicino e Ciampino.
La Flighth Care Italia occupa circa 900 addetti alle operazioni di check-in e imbarco,  assistenza speciale, supervisione al volo, centraggio, assistenza passeggeri, movimento carichi, rampisti ecc., con un fatturato annuo di circa 40 milioni di euro, che oggi rischiano in gran parte il posto di lavoro o, al meglio, la messa in cassa integrazione.
Lavoratori che rischiano per colpe non loro ma, come più volte denunciato dagli addetti ai lavori e dai sindacati, per la mancanza di regole nel settore handling in particolare nello scalo del Leonardo da Vinci che costringono le aziende che operano a una concorrenza spietata ed al contenimento dei costi, con conseguente scadenza dei servizi offerti e, soprattutto, a scapito della sicurezza sul lavoro.
Quindi i lavoratori oltre ad essere penalizzati e stressati nello svolgimento del lavoro rischiano di essere gli unici a pagare.
Su questa situazione diversi sono stati gli interventi della politica sia a livello Regionale con una interrogazione urgente  del Partito Democratico, con richiesta di risposta scritta alla Presidente Polverini ed all’Assessore Regionale al Lavoro Zezza, sia a livello Comunale con la richiesta di una convocazione urgente dei vertici della Flaigh Care nella Commissione Speciale che “dovrebbe” occuparsi della crisi occupazionale Aeroportuale.
Nel frattempo abbiamo avuto notizia della presentazione in data 24 Maggio di una lettera con cui la S.G.A. Srl  di Roma manifesta l’interesse, in rappresentanza di un gruppo di imprenditori costituendi in ATI, all’acquisto del ramo d’azienda della Flaigh Care Italia. Siamo certamente alla fase embrionale di una possibile trattativa ma crediamo comunque sia opportuno che le forze politiche seguano da subito questa iniziativa per tutelare in primo luogo il rispetto delle clausole sociali e la massima garanzia dei livelli occupazionali.
Da parte nostra già da oggi coinvolgeremo i rappresentanti Istituzionali del Partito Democratico a tutti i livelli per far si che questa eventuale svolta imprenditoriale parta con i presupposti giusti e tenda soprattutto a tutelare i diritti dei lavoratori della Flighth Care di Fiumicino e Ciampino. 
 
La bolla Flight Care scoppia ora ma ha radici profonde e lontane. La situazione della compagnia di handling è nota a tutti da tempo, come è noto il caos contrattuale e lavorativo che vive l’aeroporto Leonardo Da Vinci, ormai alle prese con una deregulation selvaggia che rischia di trasformare il più grande e importante hub d’Italia, in una terra di nessuno.
“I tagli del 50 per cento del personale Flight Care annunciato dall’azienda, 400 degli 800 dipendenti, non è da imputare solo alla società che non ha previsto alcun piano di rilancio, ma soprattutto all’assenza di regole del settore handling che ha portato decine di aziende a confrontarsi a suon di prezzi a ribasso con il risultato di abbassare la qualità dei servizi, di trascurare la sicurezza del lavoro e mettere a repentaglio il futuro di centinaia di dipendenti” ha dichiarato Raffaello Biselli, responsabile Città Nuove Fiumicino e Vicepresidente del Consiglio comunale.
“Chiedo, come vicepresidente della commissione speciale – puntualizza Biselli – al presidente Roberto Merlini deve calendarizzare al più presto un incontro con i vertici di Flight Care. Il problema non si risolve con la diminuzione del personale o ricorrendo alla cassa integrazione, ma rispettando le regole e in questo caso la clausola sociale che garantisce tutti i livelli occupazionali”.
 
Roberto Cini
 
 
 

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