Graux:”il museo delle Navi e’ chiuso dal lontano 2002 e la data di riapertuna non e’ ancora certa”
Il capogruppo consiliare Pdl di Fiumicino, Massimiliano Graux, ha protocollato un atto consiliare per la riapertura del Museo delle Navi di Fiumicino. “Lo scopo principale di questo mio atto consiliare, e’ stato quello di inviare con forza un allarme a difesa dell’unico Museo del nostro Comune, Il Museo delle Navi romane a Fiumicino, un patrimonio a carattere internazionale, unico al mondo, perché sono navi del più importante momento della civiltà romana”.
“Molti non lo sanno ma è chiuso per ristrutturazione dal 2002 – spiega Graux -oggi, non solo non conosciamo con certezza la sua riapertura, ma il grande interrogativo che abbiamo, essendo la struttura chiusa e fuori controllo, e’ quale sia lo stato di conservazioni delle 5 navi custodite, e se si potrà accogliere quella ritrovata nella recente lavorazione dell’area del nuovo ponte della Scafa. Questo vuol essere un interrogativo che spero tutti noi saremo in grado di trovare una risposta certa”.
“Ho voluto chiedere ufficialmente, al Sindaco ed all’Assessorato competente un sollecito – ribadisce il capogruppo consiliare del Pdl – con una ulteriore richiesta di intervento al Ministero dei Beni Culturali per conoscere con certezza quali impegni ci siano in corso per poter riaprire il Museo delle Navi di Fiumicino, e lo stato di conservazione delle navi romane al suo interno”.
Le Navi di Fiumicino – Storia del Ritrovamento
Durante la costruzione dell’aeroporto intercontinentale “L. Da Vinci” di Fiumicino, vennero alla luce le imbarcazioni attualmente conservate nel Museo delle Navi Romane, il cui scavo e recupero fu promosso dall’allora ispettrice di Roma, dott.ssa Valnea Santa Maria Scrinari. I relitti erano posizionati a ridosso del molo destro del porto di Claudio in un’area marginale del bacino, facilmente soggetta ad insabbiamento. Possiamo ipotizzare che, in epoca antica, qui fosse ubicato un vero e proprio “cimitero” dove venivano abbandonate le imbarcazioni troppo vecchie e malridotte per prestare ancora servizio.
Nella maggior parte dei casi, si sono conservate le strutture del fondo che, impregnate d’acqua, sono rimaste sigillate dai depositi portuali. In alcuni punti le parti sommerse, non ancora coperte dalla sabbia e dal limo, sono state attaccate da animali perforatori del legno, come la teredine navale. Inoltre, l’aspetto nerastro degli scafi è stato determinato dai processi di carbonizzazione o di riduzione attivati dai microrganismi presenti negli strati di sedimentazione.
La scoperta della prima imbarcazione, Fiumicino 2 (Oneraria Maggiore II) risale al 1958. Nell’anno successivo, vennero alla luce Fiumicino 1 (Oneraria Maggiore I), Fiumicino 3 (Oneraria Minore I) e Fiumicino 5 (Barca del Pescatore), più due frammenti di fiancata che però non appartenevano a nessuno di questi relitti. L’ultimo scafo, quello di Fiumicino 4 (Oneraria Minore II), fu ritrovato nel 1965.
In un primo momento, le strutture lignee, lasciate a contatto con l’aria, subirono un sensibile degrado cui si cercò di rimediare proteggendole con stuoie, sabbia e teloni. Successivamente, fu scavato un corridoio anulare attorno al perimetro dei relitti e, a partire da questo, passaggi trasversali al di sotto della chiglia. In questo modo, fu possibile costruire una centinatura lignea per sorreggere le fiancate e poter recuperare, nella loro interezza, le imbarcazioni. Trasportate all’interno del museo in via di allestimento, l’Istituto Centrale del Restauro di Roma effettuò le necessarie operazioni di consolidamento con una miscela di resine. Infine, dopo la definitiva sistemazione degli scafi sui telai d’acciaio di supporto, il 10 novembre del 1979 il museo venne aperto al pubblico.
Le Navi di Fiumicino – Archeologia e Architettura Navale
L’eccezionale collezione di imbarcazioni conservate nel museo di Fiumicino non solo arricchisce la nostra conoscenza delle varie tipologie navali utilizzate, a partire dall’età imperiale, per le diverse attività connesse con il porto di Roma e con la navigazione del Tevere, ma ci permette di ammirare il sistema di costruzione utilizzato dagli antichi mastri d’ascia. Completamente diverso dal procedimento attualmente in uso nel Mediterraneo che prevede la messa in opera, sulla chiglia, dell’ossatura interna (ordinate) e il suo rivestimento con le tavole del fasciame (costruzione su scheletro), in età greco-romana, dopo aver sistemato la chiglia, veniva costruito il guscio esterno costituito dal fasciame mentre l’ossatura era inserita successivamente con una funzione di rinforzo interno (costruzione su guscio). Il collegamento tra le tavole del fasciame veniva assicurato dai tenoni, sottili linguette in legno duro, inserite in appositi incassi (le mortase) nello spessore delle tavole. I tenoni, infine, erano bloccati da spinotti. In questo modo, le tavole del fasciame potevano mantenere la forma desiderata e il guscio acquistava un’eccezionale solidità grazie ai numerosi collegamenti interni.
Le cinque navi di Fiumicino sono state costruite secondo il principio di costruzione su guscio, un sistema chiaramente esemplificato dall’imbarcazione Fiumicino 4 (II-III sec.d.C.) che presenta una grande omogeneità nei collegamenti a mortase e tenoni. Invece, Fiumicino 1 e 2, due imbarcazioni sorelle, ci documentano l’impiego di procedimenti costruttivi particolari: tra le varie caratteristiche degne di nota, oltre al massiccio utilizzo di chiodi in ferro per collegare il fasciame allo scheletro, ricordiamo l’uso di lunghi chiodi per collegare alcuni madieri alla chiglia e la notevole spaziatura tra i tenoni o, addirittura, la totale assenza di tali collegamenti. Segni, tra l’altro, della datazione tarda delle imbarcazioni (IV-V sec. d.C.).
Forma e le caratteristiche costruttive riflettono le diverse funzioni delle navi. L’elegante forma a spigolo dello scafo di Fiumicino 4 la rendeva adatta ad una navigazione marittima di piccolo e medio cabotaggio, viste anche le modeste dimensioni (circa 15 m). Il massiccio per l’alloggiamento del piede dell’albero dimostra che la nave era armata con un’unica vela quadra. Una pompa per evacuare le acque di sentina era alloggiata in un apposito incasso nei paramezzalini che affiancano il blocco dell’albero mentre il fasciame interno serviva a irrigidire longitudinalmente la struttura e a proteggere il guscio dal carico. Fiumicino 5, ritrovamento unico nel suo genere per l’età romana (II sec. d.C.), è invece una piccola barca da pesca con al centro un pozzetto per conservare vivo il pescato, grazie all’acqua di mare che poteva entrare dai fori, muniti di tappi, praticati sulle tavole del fondo. Fiumicino 1, 2 e 3, dai caratteri costruttivi simili sebbene di dimensioni diverse, con la loro forma piuttosto piatta e allargata, erano adibite al trasporto fluviale. Esse dovevano essere trainate da animali dalla riva destra del fiume secondo un sistema di propulsione, quello dell’alaggio, ancora in uso sul Tevere fino al XIX secolo. La loro forma originale può essere apprezzata osservando le numerose raffigurazioni (su mosaici, rilievi e affreschi) di una particolare famiglia di imbarcazioni, le naves caudicariae.