Munaretto:”I ragazzi dovrebbero prendere Cristian come esempio”
In un mondo di falsi miti e bandiere sbiadite c’è ancora chi è capace di fare scelte di cuore, senza badare al portafoglio e a ingaggi che pur non milionari farebbero vacillare chiunque. Christian Lodi (sx nella foto), bandiera della Pescatori Ostia, è uno di questi.
In serie A sarebbe da copertina. Avrebbe fatto decine di comparsate televisive. Scritto libri. Nel mondo non professionistico, quello dei dilettanti che non sono arrivati per chissà quale strano gioco del destino, quel mondo fatto di sacrifici e bandiere vere che vestono una sola casacca a vita, Christian Lodi è un giocatore. Un giocatore vero, rispettato da tutti: avversari, tifosi, media locali e soprattutto da una persona speciale che lo conosce da una vita: Simone Munaretto (dx nella foto).
È stato il nuovo responsabile del settore giovanile del Fiumicino Calcio, quello che ha fatto rinascere il Piero Garbaglia nel nome di Simone Costa e dato via a una nuova filosofia di scuola calcio “no business” con prezzi stracciati e allenatori di categoria, a incoronarlo: “Un campione di sport e di vita”. Classe 1971, 42 anni suonati, ventiquattresimo campionato sulle spalle, Christian Lodi corre e segna nella sua Pescatori a dispetto di chi gli aveva detto che non avrebbe potuto più giocare. Dei pareri se n’è fregato. Due operazioni complicatissime per risolvere un’ernia cervicale che lo aveva messo davanti a un bivio: smettere o continuare rischiando di pelle sua. Non c’ha pensato due volte: per la Pescatori questo e altro. Niente stipendio. Solo amore per il calcio e per quei colori. Ha rinunciato a migliaia di euro per correre dietro al suo sogno. Una sola parentesi lontano dal Borghetto, poi l’amore ha trionfato. Christian è di nuovo in quel campo di terra a segnare. Centosessanta gol tra promozione ed eccellenza, l’ultimo sabato scorso.
“Parliamo sempre di valori dello sport, ma poi ce ne dimentichiamo un secondo dopo – sono le parole di Simone Munaretto – Christian è invece uno che in silenzio, senza troppa pubblicità continua a incarnare questi sentimenti. La sua professionalità va al di là dei gol. C’è sempre. E ha rischiato in prima persona pur di continuare a giocare. I ragazzi dovrebbero prendere esempio da queste persone e non da chi strapagato e milionario fa capricci su capricci. Per questo quando gli è possibile chiedo a Christian di venire nella nostra scuola calcio, di parlare con i ragazzi che sognano un giorno la serie A. Il calcio è un’altra cosa, lo sport è un’altra cosa. E il Fiumicino 1926 vuole ripartire da questo concetto. Scuola calcio a prezzi popolari perché campioni ci si diventa, ma prima che sul campo nella vita”.
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