Ci sono malattie visibili, percepibili e curabili. Altre non si vedono, vengono nascoste e solo gli esperti del settore ne riconoscono il sintomo
comportamenti fugaci e sempre uguali, debilitazione psicologica, debolezza. Malattie per cui non c’è alcun farmaco in grado di portare via quel male di vivere. La bulimia è una di queste. Per questo bisogna conoscerla, per abbatterla
“Sono una ragazza semplice come tante altre che fortunatamente ha saputo trovare appoggio per combattere questa malattia che se la divorava ogni giorno, che non gli permetteva di vivere, di soddisfare le ambizioni in cui fin da piccola aveva creduto. Sto parlando di una malattia che troppe volte viene sottovalutata, non ritenuta tale, solo perché in forme meno gravi non è mortale, non è evidente, non se ne può scorgere l’esistenza, è una di quelle malattie che viene scambiata per stanchezza, depressione adolescenziale. Forse è vero, inizia così ma poi ti porta più in fondo di quanto si possa pensare, un fondo da dove non si scorge luce, un posto da cui è impossibile risalire, quasi scivoloso che ti riporta indietro ad ogni tentativo di miglioramento: sto parlando della bulimia.
La mia è stata costatata da mia madre che informatissima sull’argomento mi ha portato da diversi medici, cercando di chiarire il mio stato, già in declino da più di un anno. Ci dissero tutti la stessa cosa ‘sua figlia è affetta da bulimia nervosa, che è la capacità di mangiare molto più del dovuto, per poi liberarsene’. Già perché in quel periodo vedevo il mondo più lontano di quello che in realtà fosse, non riuscivo ad avere una vita normale, come l’avevano tutti e non c’èra difficoltà che riuscissi a vivere senza inettitudine, senza essere schiava di una padrona che si prendeva gioco della mia psiche, che mi faceva inghiottire i problemi per poi ritirarli fuori di nuovo, con lacrime, con rabbia, con quella sensazione che mi faceva sentire diversa da tutti e da tutte, diversa da quella me stessa che tutti ammiravano e che ormai con i suoi 20 kg in più nessuno riconosceva.
E’ una sfida che bisogna combattere da soli è vero, ma questa la maggior parte delle volte rimane solo una frase di circostanza, bisogna ammettere le proprie lacune, accettare che ci possa essere qualcosa che ci da una mano. A distanza di molto tempo ho trovato il modo di parlarne poiché vedevo, che, tutto quello che i miei genitori facevano per me, non era abbastanza per uscire da questo circolo vizioso. All’interno della mia classe nessuno sa di questo mio problema, è per questo che mantengo l’anonimato.
Un giorno, forse la forza di volontà, ha voluto che io entrassi nella stanza dove al secondo piano riceveva una dottoressa specializzata in disturbi dell’alimentazione, quello per me fu il primo passo per guarire, il primo passo che feci da sola affinché mi potessi avviare al ritrovamento di quella serenità che con il tempo si era lacerata. Non sapevo cosa dire, ma in breve tempo mi sottoposi a diverse sedute che mi aiutarono ad avere fiducia negli altri, in quel mondo che avevo odiato e che ricominciai a vedere con occhi diversi. Lo so che sarà lunga la strada della guarigione perché questa malattia va al di là di un braccio rotto o di una polmonite, che anche se grave, poi guarisce. Io avevo paura, perché sentivo di casi in cui la gente combatte anni e anni con se stessa per ridiventare libero. Io combatto con questo problema già da un paio d’anni ma è bello sapere che prima o poi vedrò questo, solo come un brutto ricordo”.
Questa testimonianza ci fa capire, quanto questo problema sia di vitale importanza e quanto ancora non è abbastanza compreso, che la bulimia nervosa è un grave disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da una tendenza autolesionista per mezzo di una alimentazione smodata unita ad una ricorrente ossessione di tenere sotto controllo il proprio peso. Le persone affette da questa malattia spesso mancano di autocontrollo quando mangiano in modo eccessivo. Quasi sempre assumono i pasti in segreto trangugiando e con poca masticazione. Al termine dell’abbuffata si manifestano spesso dolori allo stomaco. Al termine del pasto, i bulimici provano un senso di colpa e si liberano dall’eccesso di calorie.
Si può ipotizzare la presenza della bulimia quando una persona assume almeno due pasti esagerati alla settimana per almeno tre mesi. La Bulimia nervosa si manifesta in genere nell’adolescenza e come per l’anoressia nervosa colpisce principalmente il sesso femminile: si è ossessionati dalla linea e dal peso e si fanno continui tentativi per tenere sotto controllo l’ago della bilancia. Si ricorre al vomito, a medicinali per stimolare le funzioni intestinali e alla diuresi, a esercizi ginnici spinti all’eccesso. Le fluttuazioni di peso sono una caratteristica a causa dell’alternarsi di pasti eccessivi e pasti ridotti. A differenza di chi soffre di anoressia i bulimici mantengono un peso entro limiti di normalità. Nondimeno molte persone sovrappeso che si sono sottoposte ad una dieta iniziano a vomitare per mantenere il peso raggiunto. Il mangiare smodato e lo spurgarsi è una pratica che il più delle volte viene fatta in segreto e può essere facilmente tenuto nascosto, e il peso spesso rimane nella norma a causa di questo tira e molla infernale.
Di certo la presenza nella nostra cultura di una mania per la magrezza, la televisione con le sue veline e la moda con le modelle supermagre, hanno la sua influenza. Esiste qualche indizio secondo cui l’obesità infantile e quella dei genitori siano direttamente collegate e dispongano i presupposti per sviluppare il sintomo. La maggior parte delle persone che soffrono di bulimia possono essere curate ambulatorialmente dal momento che non corrono il rischio di lasciarsi morire di fame come gli anoressici. Tuttavia, se la bulimia sfugge al controllo, il partecipare a una psicoterapia di gruppo per la cura degli scompensi alimentari può aiutare i bulimici a modificare le loro abitudini alimentari. Le terapie di gruppo sembrano aver dato i migliori risultati per le adolescenti e le donne di giovane età per la comprensione reciproca che si stabilisce tra i membri del gruppo: viene offerta la possibilità di dialogare con altre persone con gli stessi problemi. D’altro canto gruppi di auto-aiuto possono essere frequentati per quanto tempo si vuole, offrono orari flessibili, e generalmente sono gratuiti. A volte le persone affette da disturbi del comportamento alimentare sono incapaci di avvicinare gruppi di auto-aiuto o frequentare delle terapie di gruppo senza l’incoraggiamento di uno psicoterapista. In questi casi una psicoterapia “cognitivo-comportamentale” è risultata di aiuto a molti bulimici. Si apprende a concentrarsi sull’autocontrollo delle abitudini “liberatorie” e alimentari così come a cambiare l’errato approccio al disturbo. Quello che va detto è che la famiglia è molto importante e deve essere attiva in prima persona per aiutare questi ragazzi/e in questo percorso più o meno lungo.
Paola Gentili