Marisa ha 12 anni. Figlia di Vincenza e di Roberto, separati da anni
Sin da piccola Marisa ha dimostrato di essere sveglia e molto più grande della sua età, con quel continuo proteggere entrambi i genitori facendo credere loro di sapersela cavare bene, di non preoccuparsi per lei ma di se stessi, del proprio senso di fallimento. Marisa vive con la madre, una donna che lentamente si è abbandonata a se stessa e all’idea di non voler stare da sola, di volere un uomo accanto a sé, alla perenne ricerca di qualcuno che la sollevi da responsabilità di varia natura che tutti le addossano ma che lei rifiuta. Roberto è un uomo dedito al suo lavoro che, tra l’altro, nell’ultimo anno ha avuto un calo fortissimo spingendolo ad una forma di isolamento e di allontanamento da Marisa e da tutti coloro i quali gli chiedono di fare, di essere, di reagire.
Vincenza da tanto è distratta, appena accudente nei confronti della figlia ma poco attenta alla sua crescita di ragazza. Marisa le manda tanti segnali di aiuto, anche attraverso una fisicità che sempre più mette in mostra con un abbigliamento troppo poco consono ai suoi pochi anni.
Alla ragazza probabilmente piace il “gioco” che ha avviato su internet con un certo “batman 89”, nome in codice di qualcuno che inizia con lei un giro di domande e risposte in chat e di telefonate varie, sino ad arrivare a volerla vedere. Marisa probabilmente, pur essendo lusingata da tanta attenzione, ad un certo punto inizia a non farcela da sola a gestire questo mondo di complimenti, di descrizioni fisiche, di foto fatte con il cellulare in pose sexy, al bagno della scuola mentre bacia una sua compagna sulla bocca. Manda così messaggi sempre più forti alla madre, messaggi di contenimento, di presa in carico della intera situazione. Finalmente Vincenza prende atto di “qualcosa di strano”, di telefonate fatte dalla figlia con un linguaggio che mai avrebbe pensato che questa potesse usare. Si rende conto che dall’altra parte di quel pc o di quel telefonino c’è qualcuno che con la propria figlia è andato oltre, trasportandola in un mondo troppo adulto e perverso per una poco più che bambina. Prende in mano la situazione, fa finta di essere Marisa, verifica la cattiva fede di questo uomo, scopre dalla voce al telefono che è un uomo di 57 anni, gli chiede in maniera dura di lasciare in pace la propria figlia. E’ però Marisa che non accetta di fare a meno di tutto ciò che Batman 89 le ha dato, di come l’ha fatta sentire, di quello che potrebbe non raccontare più alle sue amiche. Marisa oppone resistenza, urla alla madre di non mettersi in mezzo, la punisce dicendole che non si è mai occupata di lei e che adesso all’improvviso si ricorda di essere sua madre. Vincenza decide di affidarsi alle autorità. Marisa e Vincenza si rivolgono alla terapeuta per affrontare la loro storia e per riprendersi ognuna la propria età, le proprie diverse responsabilità e il ruolo di protezione di una e di protetta dell’altra.
Le riflessioni sono tante. E’ sicuramente la storia di una realtà, quella attuale, dove tutto è molto veloce, dove i rapporti si vivono a distanza, dove la propria identità può essere celata facendoci vivere di fantasie, illusioni, di bluff continui. E’ chiaro che non si vuole con questo mistificare sulla grande funzionalità dell’utilizzo del Personal Computer e della rete internet. Tutto ha avuto una evoluzione. I nostri giovani non hanno più necessità di aprire un grande tomo della eminente enciclopedia universale, il loro modo di studiare è notevolmente più veloce e positivamente interattivo. Per ascoltare la musica tutti quanti noi non dobbiamo fare molta strada e dover attendere di avere qualche denaro tra le mani per acquistare il vinile del cantante preferito. I pro e i contro sono tanti.
Con l’esempio di Marisa si vuole però far emergere quanto il ricorso ad internet ed alla possibilità di comunicare da un capo all’altro del mondo sia stato ben accolto da persone che, come i pedofili o le organizzazioni criminali, utilizzano la rete per rispondere a proprie esigenze o, come per le seconde, per soddisfare la parte parafiliaca di molti cybernauti.
Dunque, l’ “adescatore” attraverso la rete ha una serie di facilitazioni. L’avere e lo scambiare foto senza dover esplicitare la propria identità. La possibilità di mettere in piedi rapporti anche molto intimi tra persone di età, cultura ed esperienza diverse che altrimenti, in un rapporto per così dire “faccia a faccia” ( ad esempio in parchi, nei pressi delle scuole o centri ricreativi), sarebbero anche moralmente ostate e più facilmente sanzionate. Ma gli “internauti” possono usufruire anche delle attività che organizzazioni criminali forniscono attraverso materiale pedopornografico o veri dépliant in cui possono scegliere minori per incontri reali, usufruire di video, organizzare un vero turismo sessuale.
Vari studi del “modus operandi” del pedofilo hanno messo in evidenza una serie di tendenze comuni. Ad esempio l’atteggiamento di dominanza e una forte direttività verso il minore che segue il suo “maestro” consapevole che, altrimenti, lo penalizzerebbe con l’interruzione del contatto. C’è anche il piacere di sentirsi competente quando stupisce il minore, che per ovvi motivi non può aver fatto le sue stesse esperienze, raccontando di cose fatte e vissute sessualmente e di ciò che insieme potrebbero fare. E’ evidente che si tratta per il cosiddetto cyberchildmolester comunque di un bisogno di rivendicare sentimenti di inferiorità e senso di inadeguatezza che vive nella propria realtà. Può anche essere una persona che ha da parte degli altri un rapporto di diffidenza e di poca credibilità ma che, con il bambino o pre adolescente, sente di avere la massima approvazione e l’assoluta non sospettosità. E’ chiaro che il minore “scivola” in questo mondo di lusinghe e di seduzioni affettive. Sentirsi più grandi della propria età, durante l’adolescenza e anche un po’ più oltre, è sempre stato per molti motivo di interesse forte e costante. Adesso i nostri ragazzi possono farlo in maniera molto immediata e con grandi risultati senza dover vivere la frustrazione da parte degli adulti, esperienza di molti ex adolescenti, che li riportano alla loro semplice realtà di poco più che bambini.
E’ evidente che è necessario fare una riflessione su quanto sia opportuno da parte degli adulti, genitori in particolar modo, aiutare i giovani ad apprezzare le tappe del vivere e far sentire loro la propria presenza e la reale possibilità di potersi fidare reciprocamente.
In Marisa c’era molta confusione nel riconoscimento dei confini tra chi si deve prendere cura di chi. E questa confusione spesso c’è anche nei genitori, o in generale negli adulti, che pur di avere tutto incasellato e ordinato per spazi e tempi stretti e contenuti,dimenticano di poter e saper essere delle vere persone di riferimento per i propri ragazzi. I nostri figli sono solo più competenti e veloci nell’utilizzo delle nuove strumentazioni. Possono dunque sembrare più “grandi” e “svegli” rispetto alle generazioni degli adulti di oggi, in realtà hanno gli stessi bisogni emotivi e affettivi che tutti quanti noi ci siamo vissuti e che i nostri padri (e madri) della psicologia dell’età evolutiva hanno individuato un bel po’ di decenni fa.
Dott.ssa Stefania Martina – Psicologa e Psicoterapeuta familiare
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