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Il mistero del mostro di Bargagli, un giallo destinato a lasciare dubbi

Ventisette morti nell’arco di quarant’anni tra strangolamenti, esecuzioni e suicidi sospetti


di Patrizio Pavone
 
Una piccola località della Val Bisagno trasformata in un circo degli orrori, la cittadina di Bargagli si trasformò, tra il 1945 e il 1985, in un teatro di gesta criminali atroci: ventisette persone  furono assassinate, forse ad opera della stessa mano ma più probabilmente uccise da un gruppo di efferati criminali. La storia è molto articolata ed occorre procedere con una narrazione minuziosa.
 
Durante la Seconda Guerra Mondiale in Liguria vi è scarsezza di viveri e questo fa nascere il “mercato nero” e Bargagli diviene la sede di una banda di contrabbandieri, nota come “banda dei vitelli d’oro”, che macella animali clandestinamente per venderne la carne senza alcun permesso. Due Carabinieri, Candido Cammereri e Carmine Scotti, il 22 novembre 1941 arrestano molti membri della banda di macellai clandestini.
 
Il processo condanna alcuni membri del gruppo al carcere ma altri rimangono liberi e dopo l’assoluzione aderiscono ad alcuni gruppi partigiani, nella speranza di vendicarsi dei due Carabinieri, protetti dalla loro immagine di aderenti alla Resistenza. Il 12 febbraio 1944, Carmine Scotti venne sequestrato, torturato ed ucciso con la motivazione falsa che sia una spia fascista.
 
L’altro coraggioso Carabiniere, che aveva assicurato alla giustizia i membri della banda dei vitelli, Candido Cammereri, venne ucciso il 5 novembre 1944; alcuni dicono durante uno scontro a fuoco con i tedeschi, ma altri affermano assassinato dai componenti della banda che nel frattempo sono stati amnistiati e rimessi in libertà.
 
Questi due omicidi potrebbero avere invece un altro movente: si ipotizza che siano stati uccisi per proteggere il tesoro costituito dai proventi della borsa nera di questa banda di contrabbandieri.
 
Subito dopo questi fatti avviene una impresa che ha dell’incredibile: le truppe naziste e repubblichine, in fuga il 25 aprile 1945, trasportano un carico ingente di preziosi. Un reparto di partigiani, con a capo un certo Aldo Castaldi, affiancato da criminali comuni (forse i componenti della banda dei “vitelli d’oro”) attacca la colonna militare e si impossessa del bottino. Ma questa avventura non venne poi mai messa in chiara luce e il tutto resta avvolto in un mistero impenetrabile.
 
Da quel giorno avvengono a Bargagli una serie interminabile di terribili omicidi: quattro partigiani sono trucidati a colpi di mitra in una villetta, in una zona boscosa mentre si stanno dividendo del denaro preso dai tedeschi in fuga. Due giorni dopo, nella frazione di Borgonuovo, altri quattro vengono uccisi da una bomba durante una festa: probabilmente sono a conoscenza di dove è seppellito in tesoro.
 
Finita la guerra, nel 1946 la magistratura inizia ad indagare sull’uccisione dei due Carabinieri Scotti e Cammereri e sull’operato della “banda dei vitelli”, interrogando inizialmente un Carabiniere di Bargagli, Armando Grandi, e Federico Musso, il becchino del paese, che permette di ritrovare il corpo di Scotti. Ma l’inchiesta non ha ulteriori sviluppi. Gli omicidi proseguono.
 
Il 9 novembre 1961 viene trovato, sfracellato in un dirupo, Musso, il becchino del caso Scotti, ma la morte è  archiviata come incidente. Dopo 8 anni viene trovata cadavere Assunta Balletto, una ex-staffetta partigiana a cui fracassano la testa. Il 21 aprile 1971 è ucciso con lo stesso trattamento Cesare Moresco, campanaro della chiesa del paese. Gli inquirenti trovano la casa della vittima messa a soqquadro. Il 24 settembre 1971 Maria Ricci, la donna che aveva trovato il corpo della Balletto, è colpita per strada con un colpo di spranga alla testa.
 
L’anno successivo Gerolamo Canobbio, 76 anni ed ex partigiano e giardiniere della baronessa De Magistris, viene  colpito e poi ucciso con una spranga. Il 23 marzo 1974 fracassano il cranio della presunta amante di Canobbio, Giulia Viacava; viene indiziato per questo delitto Pietro Cevasco che il 26 gennaio 1976 è trovato morto suicida. Nel 1974 viene aperta  una nuova  inchiesta incentrando i sospetti su Francesco Pistone, 65 anni, un ex Carabiniere che nel 1944 aveva disertato per entrare a far parte della resistenza.
 
Pistone è sospettato di avere attirato Scotti nell’agguato mortale. Il 26 gennaio 1976, uno dei testimoni dell’inchiesta, Pietro Cevasco, conosciuto per essere un altro degli amanti di Giulia Viacava, viene trovato impiccato. Non disponendo di prove che convalidino le accuse, l’inchiesta è poi chiusa. Il 18 giugno 1978 Carlo Spallarossa, 63 anni, finisce misteriosamente giù da un dirupo; si parla di un incidente ma la testa, sfondata, è ritrovata a diversi metri dal corpo.
 
Il 20 dicembre 1980, Carmelo Arena, 56 anni, disoccupato siciliano, viene ferito da un colpo di fucile e morirà dopo un’agonia di cinque giorni. Il 30 luglio 1983 la scoperta dell’omicidio della baronessa Anita De Magistris, trovata con il cranio fratturato da un colpo di spranga; vedova di Paul Drews, un ufficiale tedesco in servizio a Bargagli durante la guerra ed ucciso nella stessa città.
 
Il sostituto procuratore D’Angelo apre una nuova inchiesta che porta a rilevare una connessione tra quattro dei delitti di Bargagli: Carmine Scotti, Gerolamo Canobbio, Giulia Viacava e Anita de Magistris. La richiesta è di 12 mandati di comparizione. Viene poi arrestato il maresciallo Armando Grandi, lo stesso che da brigadiere nel 1945 aveva scoperto dove era la tomba di Scotti. Il 1 luglio 1984 la magistratura emette 14 comunicazioni giudiziarie per l’omicidio Scotti, per convocare quanti sanno sul delitto.
 
Il 6 luglio vengono arrestati Buscaglia, Spallarossa, Calvelli, Ferrari, Amedoro e Attilio Cevasco per “omicidio premeditato e pluriaggravato nei confronti dell’appuntato Carmine Scotti”. L’indomani parte una nuova comunicazione giudiziaria diretta a Angelo Cevasco, un ex partigiano. Tre giorni dopo Emma Cevasco, lontana parente della stessa famiglia, si uccide buttandosi dalla finestra.
 
Nel corso dell’inchiesta erano venuti fuori altre morti misteriose, quella per ustioni e mutilazioni di Raffaele Cevasco nel 1946 e quelle di due collaboratori di Scotti nelle indagini sulla “banda dei vitelli” nel 1944, il maresciallo Candido Cammeriere e Lino Caini, funzionario del Comune di Genova. Il 20 marzo 1985 viene trovato impiccato Francesco Pistone. Le indagini della magistratura non hanno portato risultati concreti, la storia è stata archiviata e le persone coinvolte sono tutte passate a miglior vita.
 
Nessuno potrà scrivere la parola fine a questo mistero, nessuno pagherà mai per quel sangue versato. Il caso del mostro di Bargagli resta irrisolto e difficilmente la situazione cambierà. Va ricordato che l’intervallo tra il primo e l’ultimo omicidio è talmente ampio che risulta difficile considerare un unico responsabile. Certamente alcuni omicidi sono stati commessi dalla stessa mano, ma è complicato incolpare un unico serial killer per tutte e 27 le uccisioni/morti considerate.
 
 
 
 

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