Caricamento...

Passato prossimo puntata 10 – Acquofono: il “No sense” fa successo

Aneddoti, vicende e curiosità della storia più contemporanea del territorio di Fiumicino


di Roberto Saoncella
 
Un uomo appeso ad un gancio che penzola a 4 metri di altezza sul soffitto, un maiale come Presidente di giuria e una telecamera nascosta sotto le scale per inquadrare dal basso le persone che salivano. Scorrettezza ed esagerazione (secondo i parametri attuali), o semplicemente follia e goliardia di un altro secolo? La risposta non la sappiamo, ma sappiamo dare un nome a questi momenti vissuti dal pubblico dell’Acquofono negli anni ’90.
 
Tutto inizia nel 1988, quando la coppia di amici formata da Massimo e Carlo, dopo aver tentato di entrare a fatica nel mondo della discografia anni ’70 e ’80, ormai quasi trentenni, decidono di fare il grande salto e mettersi in proprio. Il nome già c’era, era quello con il quale il duo si presentava ai provini.
 
“Acquofono venne da una selezione fatta per Enzo Trapani agli inizi degli anni ’80 – racconta Massimo – Dovevamo presenterci con un’idea e noi inventammo uno strumento che con liquidi diversi, in diversi contenitori, faceva rumori diversi. L’Acquofono!”.
 
La vecchia rimessa agricola poi divenuta lo storico locale, fu trovata per pura fortuna. 900mila lire l’affitto mensile, ma i lavori da fare erano tanti. “Il tetto aveva delle brutte infiltrazioni, che facevano piovere dentro – ha dichiarato Carlo – Non avevamo i soldi per rifarlo, ma volevamo permettere ai nostri clienti di stare al coperto anche in caso di pioggia, così comprammo 150 ombrelli“.
 
Massimo e Carlo, che nel frattempo erano diventati 3 con l’aggiunta dell’amico Lello, volevano andare avanti a tutti i costi. Senza attendere nessuno, misero 150 posti a sedere su lunghe e grandi tavolate, aprirono una piccola cucina, realizzarono il palco e poi via: tutte le sere si cenava e dalle 23 all’una di notte Massimo e Carlo intrattenevano e interagivano con il pubblico, tra comicità, follie senza senso, musica e piano bar.
 
“Ogni sera lo spettacolo era diverso, perché lo creavamo con il pubblico in sala – ha aggiunto Massimo – Il filo conduttore rimaneva il no sense”. Galline che svolazzavano, scherzi telefonici fatti ai primi cellulari, possibilità del pubblico di tirare pane agli artisti, torte in faccia e piatti in aria.
 
Gli affari andavano a gonfie vele e il locale venne ristrutturato. Si andò avanti fino al 1996, poi le serate si ridussero al solo fine settimana. “Ormai il pubblico era in prevalenza romano – hanno aggiunto – ma anche noi eravamo stanchi. Sei anni, tutte le sere sul palco, era veramente un ritmo difficile da tenere”.
 
Il successo comunque continua, a fine anni ’90 è al suo apice e a poco a poco si affacciano tanti giovani emergenti: Greg e Lillo, Latte e i suoi derivati e anche un ancora sconosciuto Enrico Brignano. “Prendeva 70mila lire per stare con noi una serata e fare il suo sketch” ha ricordato Massimo pensando a quel ragazzo poco più che ventenne.
 
L’incontro con l’imprenditore Carsetti ha rappresentato una svolta. Con le sue attrezzature permetteva infatti di realizzare tutte le follie del duo. “Fu lui a metterci un carrello sul soffitto con un gancio a carrucola a cui potevamo appendere i clienti e farli svolazzare sui tavoli”.
 
Il pubblico li adorava, il mondo attorno a loro un pò meno. “Subivano polemiche da animalisti e ambientalisti, continui controlli, e intanto il mondo attorno a noi stava cambiando – ci ha detto alla fine Massimo – Le regole, sempre più strette, davano meno spazio alle nostre follie improvvisate”.
 
Così nel 2011 fanno un gesto insano: investono soldi, cambiano l’arredamento e smettono di salire sul palco, comprando gli spettacoli. È la fine. Quel pubblico di 20/30enni divenuti ormai quasi 50enni, affezionati anche agli ombrelli per ripararsi dalla pioggia, non si riconoscono in questo nuovo stile. “Ma soprattutto non interessava più neanche a noi – ha concluso Carlo – Volevamo divertirci, non fare i ristoratori”.
 
E infatti il nuovo Acquofono dura poco più di un anno, poi il cancello d’ingresso si chiude per sempre. “In un certo senso lo abbiamo ammazzato noi, e questo tutto sommato, mi dà più soddisfazione” ha concluso Massimo
 
 
 
 

 
 

Rios Pub
Mc Donald’s
Tari
Da Vinci
Centro Studi GoPrinz
La tua pubblicità su Fiumicino Online