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Passato prossimo: quando “Mazinga” viveva a Fiumicino

Aneddoti, vicende e curiosità della storia più contemporanea del territorio di Fiumicino

 

di Roberto Saoncella

 

Raccogliendo storie e racconti del nostro passato recente, ho imparato che una comunità è tale quando condivide luoghi, simboli, ricorrenze ma anche persone. I personaggi che fanno comunità sono sia i volti noti (vedi gli ultimi casi con i funerali della Scatolini e di Romanelli), che persone di cui sappiamo poco o nulla. Questo succedeva anche con i più emarginati, “i matti” come si diceva, personaggi stravaganti, ma che con le loro manie, gesti e percorsi sempre uguali, diventavano volti noti.

 

Oggi si tende a classificarli tutti come barboni, una volta invece avevano un nome, e ognuno le sue caratteristiche. Si sapeva poco o nulla delle loro vite, così si creavano aneddoti e storie che diventavano di dominio comune.

 

È il caso di Luigi, al secolo Mazinga. Questo signore bambinone che diceva a tutti di essere l’eroe dei robot, secondo il racconto fiumicinese è morto circa 30 anni sotto un treno, forse proprio con l’intento di fermarlo. Dopo aver cercato notizie dai servizi sociali di Fiumicino che lo avevano in cura insieme alla ASL, ho scoperto però una storia diversa. Luigi non è morto sotto un treno, bensì di vecchiaia, nel 2021, in una casa di cura psichiatrica di Roma dove era chiuso da anni. Inoltre non ha mai creduto di essere Mazinga. Assecondava in realtà quegli stessi fiumicinesi che lo avevano chiamato così perché portava sempre un casco in testa, spesso fatto di stagnola.

 

Mazinga era in quegli anni il robot per antonomasia e forse quel nome era piaciuto anche a Luigi. Ma questo gioco di soprannomi nascondeva altro. Quel suo portare il casco non era infatti un travestimento, bensì una follia di protezione, dovuta ad un trauma infantile mai elaborato, dopo aver assistito alla morte di un cugino schiacciato dalla caduta di un palo.

 

Altro personaggio noto era Giancarlo, da alcuni soprannominato “er primavera”, meglio conosciuto come il vecchietto che anche d’inverno girava a torso nudo in bicicletta. Di lui si diceva che avesse una rara malattia che gli faceva sentire freddo d’estate e caldo d’inverno. Di lui si raccontava che fosse un naufrago, recuperato in mare da una petroliera e scaricato al porto di Fiumicino, dove avrebbe passato il resto della sua vita. Come in molti casi, senza una famiglia alle spalle, ricostruire la verità è difficile. Giancarlo comunque vive ancora, anche lui in casa di cura, non va più in bicicletta e gli sbalzi di temperatura termica corporea erano e sono ancora in parte oggi, una delle controindicazioni delle terapie farmacologiche usate in psichiatria. Nessuna malattia rara, quindi.

 

Infine Angela, la donna con il cappotto tutto l’anno e lo zaino sempre sulle spalle pieno di batterie usate. Raccoglieva mozziconi di sigaretta e parlava tanto. Su di lei le storie violente e tristi raccontate sul suo passato, si mischiano con la realtà. Anche lei vive ancora, fuori Roma, in una struttura sanitaria.

 

L’elenco potrebbe continuare. Ho scelto tre personaggi noti, accomunati dal fatto che non erano di Fiumicino. Ci sono capitati per caso, ma qui hanno trovato “casa” e assistenza, tanto quella sanitaria, quanto quella di una comunità che li ha accolti e ha dato loro anche una storia che li ha resi dei personaggi. Quell’attenzione che troppo spesso invece oggi, non dedichiamo più agli emarginati che ancora ci circondano. Buon Natale a tutti

 

 

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