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Prebiotici: l’integrazione migliora la funzione cerebrale negli over 60

Un’enorme opportunità per migliorare la salute del cervello e la memoria nella popolazione che invecchia


di Fabio Reposi, direttore Farmacia Comunale Aranova
 
Un nuovo studio, pubblicato su Nature Communications, ha mostrato che l’integrazione di un prebiotico migliora le prestazioni nei test di memoria negli anziani in sole 12 settimane.
 
Ricerche recenti indicano che il microbioma intestinale svolge un ruolo significativo nel mantenimento delle funzioni cognitive e fisiche durante il processo di invecchiamento. Con l’età, la resilienza del microbioma intestinale si riduce, poiché diventa più vulnerabile alle malattie, ai farmaci e ai cambiamenti dello stile di vita, con una mutata ricchezza di specie e una maggiore variabilità interindividuale.
 
Lo studio ha dimostrato che l’assunzione di un integratore prebiotico (inulina, una fibra che si trova in molte verdure a foglie verdi e frutto-oligosaccaridi) ha portato a modifiche nel microbioma intestinale e migliorato le capacità cognitive dei soggetti
 
Lo studio randomizzato controllato con placebo ha coinvolto 36 coppie di gemelli, di età superiore ai 60 anni, che sono stati suddivisi in due blocchi: uno riceveva placebo e l’altro prebiotico ogni giorno per 12 giorni. Né il team di analisi, né i partecipanti sapevano cosa avevano ricevuto fino al completamento dell’analisi.
 
I ricercatori hanno monitorato i partecipanti da remoto tramite video, questionari online e test cognitivi. Inoltre, hanno impiegato servizi postali per distribuire l’intervento e raccogliere misure e campioni dai partecipanti.

I risultati hanno mostrato che il prebiotico era generalmente ben tollerato e determinava un cambiamento nel microbioma intestinale, in particolare un aumento dell’abbondanza relativa di Bifidobacterium.
 
Anche se non è stata riscontrata alcuna differenza significativa nella forza muscolare tra i gruppi, il gruppo che ha ricevuto l’integratore prebiotico ha ottenuto risultati migliori nei test di valutazione della funzione cerebrale, in particolare nel test Paired Associates Learning, che è un indicatore precoce della malattia di Alzheimer, e nei test dei tempi di reazione e di elaborazione.
 
Esistono prove crescenti a supporto dell’esistenza di un asse intestino-cervello, un sistema di comunicazione bidirezionale tra il sistema nervoso centrale e quello enterico, in cui il microbiota intestinale gioca un ruolo centrale e influente. In questo studio, è stata riportata una correlazione positiva tra l’aumento del punteggio del fattore cognitivo e l’abbondanza relativa di attinobatteri, che sono il phylum a cui appartengono i generi Bifidobacterium.
 
Ciò rappresenta un’enorme opportunità per migliorare la salute del cervello e la memoria nella popolazione che invecchia. Svelare i segreti dell’asse intestino-cervello potrebbe offrire nuovi approcci per vivere in modo più sano e più a lungo. Il prossimo compito è vedere se questi effetti sono sostenuti per periodi più lunghi e in gruppi più ampi di persone.
 
 
 
 
 
 

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