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Il bambino e il cane.

Quando l’amore non ha limiti…


Chicco era un bambino di circa 6 anni. Stava sempre solo, era taciturno, non aveva fratelli né amici, i genitori erano sempre al lavoro, eppure …  aveva un gran bisogno di affetto. Nella società lui si sentiva “diverso”, vedeva che gli altri bambini correvano e giocavano, si divertivano tra loro, ma lui non se ne curava, non aveva voglia di mettersi in mezzo a loro: sentiva solo la necessità di avere qualcuno a fianco a se che lo capisse nelle sue esigenze ma non trovava nessuno. Voleva un amico di cui fidarsi totalmente, uno solo, ma di assoluta sincerità.

Un giorno, mentre tornava da scuola, passando davanti ad un negozio di animali, vide un cartello con la scritta: “si vendono cuccioli”. Dietro la vetrina ce n’erano quattro dentro una grossa scatola di cartone che, appena lo videro, appoggiarono le zampette sul bordo e si sporsero a guardarlo, con le loro faccette vogliose di essere presi. Il bambino entrò nel negozio e chiese al proprietario: “quanto costano quei cuccioletti?”.

Il padrone lo guardò distratto, poi rispose, continuando il suo lavoro di sistemare alcune scatole: “Cinquanta euro l’uno”. Il bambino estrasse il suo portamonete e contò i soldi che aveva, erano solo 12 euro. L’uomo lo guardò e sorrise con tenerezza, poi si accovacciò davanti a lui e gli disse: “se vuoi, ho anche un altro cagnolino, che costa meno”. Girò la testa verso il retrobottega e pronunciò un nome. Dal retro arrivarono di corsa altri due cuccioli e, poco dopo, un altro ancora, che zoppicava ed era rimasto indietro rispetto ai suoi fratelli. I suoi occhi tuttavia erano vispi come quelli degli altri cuccioli, esprimevano, forse più degli altri, un grande desiderio di dare e ricevere affetto. Il bambino lo guardò e ne rimase colpito. “Cosa gli è successo?” chiese al commerciante con voce ansiosa. L’uomo gli spiegò che quel cucciolo aveva una zampa difettosa dalla nascita e che sarebbe rimasto zoppo per sempre.
Il bambino si girò ed incrociò di nuovo lo sguardo del cane. Fra loro due scattò subito un’intesa particolare. “Vorrei comprare proprio questo cagnolino”, disse al padrone con voce affannata, desiderosa di ricevere una risposta affermativa su qualcosa a cui teneva molto, “ma ho solo 12 euro. Il resto potrò pagarlo a rate, 2 euro a settimana che potrò mettere da parte dalla mia paghetta.”

L’uomo lo guardò commosso e gli rispose: “Non ti preoccupare, non dovrai comprarlo! Se lo vuoi veramente te lo regalo!”.

Il bambino rimase sorpreso e, guardando l’uomo diritto negli occhi, gli disse: “non voglio che lei me lo regali: vale tanto quanto gli altri cagnolini e io le pagherò il prezzo intero. Se è d’accordo le darò subito i miei 12 euro, il resto lo pagherò a rate, per come le ho detto”.
L’uomo lo guardò con aria pensierosa, da buon padre di famiglia, poi continuò: “Vedo che ti sei affezionato a questo cagnolino, ragazzo, ma è mio dovere avvertirti di una cosa. Lui non sarà mai in grado di correre, di saltare e di giocare come gli altri cagnolini! Forse un giorno ti stancherai di stare sempre indietro agli altri bambini per aspettarlo, lo guarderai di nuovo e vedrai una faccetta stanca e affaticata, ma nonostante le tue incitazioni, lui non potrà fare di più, resterà sempre indietro rispetto agli altri suoi simili. Ma nonostante questo continuerà a vivere ed avere bisogno della persona a cui si è affezionata, mentre tu potresti stancarti di lui.”

Il bambino capì che le parole che quel signore aveva detto erano vere per molti, ma non per lui. Si piegò ed arrotolò la gamba sinistra dei suoi pantaloni, scoprendo il pesante apparecchio metallico che univa la sua scarpa finta al moncone del suo ginocchio. Poi si rivolse di nuovo l’uomo e gli disse: “questo non importa, anch’io non posso correre e il cagnolino avrà bisogno di qualcuno che lo capisca!”.

L’uomo rimase commosso ed allibito da quel gesto e dalle parole compite di quel bambino, ingoiò un grosso grumo di saliva e si morse le labbra, impietrito dalla enorme gaffe che aveva fatto, mentre i suoi occhi si riempirono di lacrime.

Poi allungò la sua mano tremante, come se chiedesse il permesso di accarezzarlo sulla fronte, sentendosi piccolo di fronte a quel GRANDE. Si asciugò gli occhi e disse: “ragazzo mio, oggi mi hai insegnato tante cose. Mi auguro che tu possa dare a tutti la lezione di vita che oggi hai dato a me e spero davvero che ciascuno di questi cuccioli trovi un padrone come te.”

Alfio Giuffrida
http://alfiogiuffrida.blogspot.com/

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