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In Polinesia francese la soluzione al problema dell’innalzamento degli oceani

I modelli predittivi più recenti relativi al cambiamento climatico stimano che, entro il 2100, il livello degli oceani potrebbe aumentare fino a quasi due metri: una situazione del genere metterebbe a rischio Paesi interi, soprattutto nel Pacifico. Basti pensare all’arcipelago delle Isole Salomone, che ha già visto diverse isole sommerse, ma anche a Kiribati la situazione non è delle più rosee.

La situazione in Polinesia francese

Proprio per questo motivo poche settimane fa il governo della Polinesia francese ha stipulato un accordo con una società americana finalizzato alla costruzione di diverse isole galleggianti all’interno di una laguna. La società in questione è californiana: si tratta del Seasteading Institute, una organizzazione no profit che ha intenzione di realizzare alcune isole artificiali in grado di accogliere diverse decine di persone. Per il momento i lavori non sono ancora cominciati, poiché si stanno svolgendo tutti gli studi di fattibilità economica del caso: se questi dovessero dare esito positivo, e se la stessa cosa avvenisse anche per gli studi ambientali, è probabile che i cantieri vengano inaugurati già l’anno prossimo.

Che cos’è il Seasteading Institute

Fondato meno di una decina di anni fa, nel 2008, il Seasteading Institute è nato su iniziativa di Patri Friedman, un ingegnere informatico nipote di Milton Friedman (noto per aver vinto il premio Nobel per l’economia), e di Peter Thiel, co-fondatore di Paypal. Quest’ultimo, però, attualmente non finanzia più la società. L’organizzazione fino ad ora ha raccolto più di due milioni di euro, grazie a circa un migliaio di donatori, per lo sviluppo del progetto delle isole artificiali, anche se ovviamente per i lavori la somma necessaria sarà molto più consistente: non meno di dieci milioni di euro. 

Pro e contro del progetto

Si può facilmente intuire quali siano i pro e i contro di questa proposta. Tra i vantaggi, c’è senza dubbio la possibilità di far fronte a un problema ineluttabile come quello dell’innalzamento del livello delle acque degli oceani; tra gli svantaggi, d’altro canto, c’è la consistenza dell’investimento economico, che potrebbe toccare i cinquanta milioni di euro. Anche per questo motivo è facile ipotizzare che solo persone con una certa disponibilità economica avranno la possibilità di vivere negli alloggi che saranno costruiti. Va detto, in ogni caso, che si tratta di un progetto pilota: se dovesse andare bene, la realizzazione di isole galleggianti sarà ripetuta in futuro e su scala maggiore. In tal caso, i prezzi potrebbero scendere, anche se non di molto.

Gli investimenti sono oculati?

A fronte di spese tanto ingenti, c’è chi ha sollevato dubbi a proposito della reale convenienza di una soluzione del genere: non sarebbe meglio – è l’opinione più diffusa tra gli oppositori del progetto – investire quei soldi per permettere alle famiglie che vivono nelle zone a rischio di andare a vivere da altre parti sulla terraferma, magari in contesti più sicuri e più affidabili?

Che cosa aspettarsi per il futuro

Fino a quando non si avranno dei riscontri positivi dagli studi di fattibilità, insomma, quella della città galleggiante in Polinesia francese è destinata a rimanere una piacevole utopia da sogno: nei prossimi mesi, e nei prossimi anni, potremo capire se e quanto sia fattibile. Certo è che, come fanno notare gli analisti, non sembra essere questo il rimedio più intelligente per contrastare il cambiamento climatico che sta coinvolgendo il nostro pianeta negli ultimi anni.

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